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lunedì 21 maggio 2018

Frida. Un cuore rovente come la sua arte


Quando parliamo di una donna affetta da la spina bifida, che dopo un incidente con l'autobus da ragazzina si ritrova il corpo quasi frantumato, non stiamo di sicuro parlando di Frida Kahlo. L'immagine di una persona malata le cui energie vengono prosciugate dalle disgrazie dell'esistenza e nello specifico del suo corpo, non le fa da ritratto. Non è lei. Non vediamo disperazione nei suoi occhi: vediamo sempre, comunque, dovunque vita. Scorgiamo in lei qualcuno che non si è mai fatto sopraffare, anzi ha dilaniato e deformato la stessa vita che voleva fare questo con lei.
Il film lo trovate comodamente su Netflix e per l'intera pellicola non staccherete gli occhi da quello sguardo che è altofuoco. Lei brucia. Brucia costantemente, brucia brucia e brucia, avvampa ogni stanza in cui entra e le persone con cui ha a che fare, che finalmente sembrano animarsi e uscire dalla loro banale e ristretta routine. Le lambisce con le sue alte fiamme e come un'odalisca le seduce.
La sua personalità forte e accattivante non è stata fermata, non è stata imbavagliata da niente e nessuno. Questo è il messaggio che la storia trasmette forte e chiaro, ancor prima dei singoli eventi, ancor prima dei nomi, ancor prima delle opere. Prima ancora dell'inizio ci colpisce come un treno il fatto che questa donna esista con ogni molecola del suo essere e irradi luce attorno a sé, una luce da cui è impossibile non restare attratti.
Una donna che non ha mai smesso di dipingere nonostante le circostanze, nonostante le lunghe prigioni in un busto di gesso in un letto, nonostante il dolore inflitto di continuo dalla relazione con Diego Rivera, che diventa quasi un puntino di fronte a tanta immensità. Diventa un frammento di fronte a Frida che lo ama come se fosse l'unico uomo, con tutto il pathos, con tutta la sofferenza e il rancore che gli rovescia addosso come una doccia fredda. Lei non ha mezze misure, è intensa sempre e comunque, nel bene o nel male. Assistiamo alla storia di due anime che tendono a separarsi per poi tornare sempre al punto di partenza, come calamite. Magneti sbagliati, confusi, a volte persi in se stessi, ma senza una reale possibilità di fuga l'uno dall'altro.
"Frida" è un forte elogio alla donna prima ancora che all'artista. Le opere escono un po' penalizzate dalla celebrazione del privato perché non hanno una lettura approfondita, vengono presentate, più volte mostrate, ma non c'è un'analisi ben precisa. Io quell'analisi la collegherei però all'intera  sua esistenza, perché il suo pensiero artistico non è astratto: è forte, chiaro, strettamente legato agli avvenimenti all'interno della sua vita. È un dialogo serrato e continuo, una corrispondenza morbosa tra ciò che le accade e ciò che crea, come se si cavasse via le emozioni direttamente dalla pancia per poi lasciarle alla tela.
Ne sono uscita rapita, affascinata. La volontà e la forza di una persona spesso definiscono la persona stessa. Nessuno giunto a fine del film si ricorderà i lunghi periodi di fermo in un letto, i gessi, le amputazioni, le disgrazie, i pianti. Ci resta addosso qualcosa di magnifico: la voglia di essere vivi e di esserlo al massimo delle nostre forze. 

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