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sabato 16 maggio 2015

"Una tomba per le lucciole". Un dolore straripante.


L'allegria contagiosa di questo film non vi si staccherà di dosso... ok, no. Era per dire qualcosa di diverso. Premessa: se questa storia non vi segna, siete proprio delle persone atroci che hanno perso la sensibilità sotto un tir. 
Io stessa che inglobo regolarmente trame drammatiche su trame drammatriche, mi sono chiesta se tutta questa sofferenza potesse mai avere fine, se ci fosse perlomeno salvezza per qualcuno.
Andavo chiedendo un po' di pietà per i poveri personaggi distrutti fino all'osso.
La Seconda Guerra Mondiale fa da motore alla vicenda. La città di Kōbe è sotto bombardamento e fin dall'inizio Seita si occupa della sorellina Setsuko cercando di tenerla al sicuro. Fratello e sorella durante il lancio di bombe incendiarie scappano dal rifugio e perdono di vista la loro madre, mentre il padre non c'è perché impiegato nella Marina Imperiale giapponese.
Appena ritracciano la donna, Seita la scopre morente, per metà coperta di ustioni gravissime. Infatti non sopravvive, ma il ragazzo continua a far credere alla bimba che la loro mamma sia viva.
I due chiedono aiuto a una zia che è l'unica che sono riusciti a ritrovare, ma si rivela una donna in un certo senso ignorante, cafona, priva di tatto, bassa d'ideali e tutto quello che volete per metterci il carico... e la sua famiglia non è da meno, dato che i suoi componenti non muovono un dito contro di lei, quando mortifica con impegno Seita e Setsuko. Così il ragazzo decide che non è quello il posto per loro. Ma l'esistenza, purtroppo, non gli ha ancora fatto assaggiare il calice più amaro che poteva porgergli.
Ciò che accade, trapassa le persone. Se prima di assistere ti era rimasta un po' di gioia in corpo, poi ti svuoti completamente. Non avevo mai visto una storia così triste, così terribilmente sconquassante, capace di corroderti e intaccarti a tradimento.
Non c'è salvezza: dimenticate la pietà, la speranza e inchinatevi di fronte a un dolore pieno, che ringhia graffia, uccide, sfigura. 
È una narrazione che ci lascia in testa infinite domande o sconfinati silenzi. Ci si ritrova attoniti con gli occhi lucidi e l'anima solcata da profonde ferite incancellabili.
"Una tomba per le lucciole" ci trascina in un oblio poco rassicurante, oscuro in cui nemmeno la musica ci fa sentire al sicuro. Anzi, le note in questo caso sono le prime a tradire, a causare le lesioni peggiori. Ogni canzone che si sente, sembra creata appositamente per generare pianti amari. Le sigle, facendo la loro comparsa proprio nei momenti peggiori, li enfatizzano e li fanno entrare in una dimensione angosciante.
Ti senti davvero ingabbiato in una prigione che soffoca, affossato da fantasmi e ricordi.
Importanti i dettagli, che sono ciò che vi resterà dentro. Me ne riparlerete quando sobbalzerete guardando le lucciole, o quando al supermercato troverete una scatola di latta che contiene caramelle e vi si fermerà il cuore.

Ogni più piccola e innocua cosa posta all'interno di questo quadro, è una piccola lama che vi farà male quando meno ve lo aspetterete. Ma ve ne accorgerete poi.
Questo capolavoro è fatto per restare impresso, per non cancellarsi mai. Forse anche per questo si appoggia al tangibile: quando nella realtà si evocano gli stessi fantasmi alla prima occhiata a un oggetto, c'è poco scampo. Poca salvezza. Poche possibilità di liberarsi di questo dolore ingombrante.