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giovedì 6 marzo 2014

Recensione - Ob-scene di Alice Kant

Titolo: Ob-scene
AutoreAlice Kant
EditoreAltromondo
Pagine121
ISBN9788862810661
Prezzo 11 

Trama:
L'autrice offre uno spaccato di vita tagliente, tormentato fino a raggiungere l'apice della sofferenza.
Libro costantemente sospeso tra poesia e prosa, racconta una storia fatta di disgrazie, dolore, uomini sbagliati; di coltellate inflitte dalla noncuranza e cattiveria altrui, ma soprattutto di passione e amore forte.
Un sentimento lacerante nei confronti del Lupo, che durante la narrazione corre parallelo a una più alta appartenenza, al totale abbandono -di quelli che ti portano a sentirti davvero amata, compresa, protetta- verso il solo, l'unico: Marilyn Manson, il Sanguigno-Sanguinario-Fratello che riesce far breccia con la sua sensibilità in un cuore storto dal troppo accanimento, dalla sottile e violenta crudeltà umana che sa farti a pezzi a fondo, pur lasciandoti intero. Le citazioni dell'artista percorrono l'intera narrazione, amalgamandosi alla perfezione con essa.

Recensione:
Se l'angoscia del troppo esistere senza sentirsi capiti, senza ricevere amore sincero, potesse parlare da sola, probabilmente userebbe le stesse parole.
La fitta carnalità, la violenza e il sangue, sono strumenti potenti, intensi per esprimere qualcosa di più grande.
La protagonista, schiacciata dallo scherno altrui, da una perdita irrimediabile, dalla fiducia e capacità d'amare potentemente lesionate dall'inettitudine nel donarsi di uomini inaffidabili,  giunge in punti dell'anima altrimenti irraggiungibili e ci lascia dentro un marchio. Uno stampo fatto di sfregi. Di sangue.
Uno stile rotto, affascinate, drastico si presenta fin da subito e senza tanti complimenti ci lancia addosso una serie di vetri frantumati. Scaglie che si abbattono sul lettore e lo destabilizzano da subito. Io personalmente stavo per piangere dalla terza pagina; già alla prima avevo le scariche, mi trattenevo perché non poteva essere: non si può crollare così presto. Invece è inevitabile: sei così trascinato, catapultato in quelle ferite pulsanti, che ti ritrovi a nuotare in un mondo lacero, inaridito eppure così capace di darsi ancora totalmente a qualcuno.
Sono parole sporche, di cui t'inzuppi e ti senti immediatamente avviluppato da quelle sabbie mobili, senza possibilità di fuga. Sai già dalla prefazione, che in qualche modo ci lascerai l'anima in quel catrame.
Sono diventata parte dell'estrema sofferenza morale umana.  
Voglio tagliarmi le braccia per non vederle più penzolare da sole nel vuoto dell'esistenza deforme.
Voglio tagliarmi i piedi che mi fanno camminare dalla parte sbagliata rispetto a quella degli altri. 
Gli altri? Chi sono? Sono quelli che t'impediscono di vivere ma intanto ti permettono di farlo disgraziatamente.
L'urlo continuo, folgorante; questo pianto che sopprime il sorriso e ogni forza per quanto amaro, chiama personaggi che si susseguono e solo uno resta sempre e comunque. La catena di gesti e anime non è sempre di facile comprensione per via del lessico e della sua cripticità, che più che essere un limite sublima la storia, rendendone alcune parti affascinanti e incredibilmente complesse. Fitte di mistero.
L'unico nome presente nella narrazione è quello di Eva: una figlia bianca, bionda che sul letto attende. 
Gli uomini, dalla presenza incombente, meno delicata invadono il libro e strappano via pezzi di cuore di colei che si racconta. Non ci è data la loro identità: vengono chiamati per ciò che le lasciano addosso. Così nascono il Lupo, l'Angelo, il Mago, l'Ariete e l'erede del Lupo che passano e guadagnano una fiducia che fanno in modo di perdere o meglio calpestare, un corpo che sanno sgualcire senza rispettare, scavandole dentro un vuoto annientante, assassino. Una fossa che solo il Sanguinario Fratello può giungere a riempire con la sua comprensione. Come se lei fosse una serratura di cui lui solo ha la vera chiave. Lui che giunge a placare la rabbia, l'ingiustizia. Lui che le indica la strada ed è al di sopra dell'ipocrisia della gente. E i loro amplessi, più che brutali e torbidi sono cerimonie in cui ci si assapora soprattutto l'anima. Li si percepisce chiaramente come ricongiungimenti, come se con lui ritrovasse ogni volta se stessa.
L'emozione espressa nei suoi confronti è avviluppante, autentica, unica e reale.

Nero, bianco, grigio, ghiaccio, viola, triste. 
Ecco gli aggettivi che descrivono il mio protettore e guardiano assoluto di me, Egli che abita nel mio corpo salvandomi. Egli che mi seduce, mi anima e mi rispetta incondizionatamente. 
Unico cervello, uniche idee, uniche volontà, uniche membra, unico respiro, unico sguardo dolorante, unici colori, unico sorriso perduto ma ugualmente vivace, unico bisogno d'appartenenza, unica solitudine tranquilla. Io e Lui fino alla morte contemporanea e lunghissima dell'uno nell'altra. Simbiosi perfetta, incomprensibile e nascosta a quella massa inutile e costosa che sono tutti gli altri esseri umani.

Questa passione dalla natura più profonda e intima e quella più angosciante e dolorosa per il famelico Lupo, s'incidono a fuoco nella carne, tanto rendono partecipi i lettori in maniera diversa. Personalmente parlando, le ho amate entrambe, seppur favorendo la simbiosi con  Marilyn Manson, perché è così rara e disarmante, così personale e particolare, che sfugge all'ordinario e alla comprensione umana di molti...e si beffa proprio di questi molti che non capiranno mai. 
Non è da tutti infervorarsi per le parole di qualcuno che con un semplice testo sa leggerti per intero l'anima e farla sua. Spesso si viaggia troppo velocemente per essere colpiti da qualcosa, dall'arte in questo modo. Come se nel mondo non ci fosse più quella spiccata sensibilità di accendersi ancora per qualcosa, come se nessuno si lasciasse più trapassare dall'interiorità altrui. Io fatico più a capire questo genere di persone: quelle che l'arte arriva e la loro anima è da un'altra parte. Quelle a cui dentro non si sposta mai nulla per niente; quelle con la sensibilità anestetizzata. Invece la musica è così: ci si sente pienamente compresi da qualcuno mentre urla il suo dolore, e ci si sente così vivi. Così salvati. Così amati, che sembra sempre che nemmeno  in due vite riusciremmo a restituire così tanto amore.
È una lettura che parla di tante cose. Di vita morte e amore amalgamate insieme. 
Di un'esistenza spezzata, che tuttavia ha la forza di rinnovarsi ancora, di proseguire un cammino così crudele.
Lo consiglio a tutti quelli che vogliono emozionarsi fino a piangere, perdersi e ritrovarsi. A quelli che non sanno dimenticare il passato e tutte le sue ferite, ma si trascinano nel domani, nonostante le incertezze.
Meraviglioso, unico, stupendo.
Io sono sempre dalla parte sfigata dell'universo morale perché sono corretta. 
Mi odiano perché non so stare zitta adulando e sorridendo soltanto. 
Mi odiano perché pretendo di voler bene e amare. 
Mi odiano perché dicono che non sono molto sveglia quindi non in grado di rientrare nell'olimpo delle loro sanguinarie bugie.