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lunedì 27 luglio 2015

Il Tao del Dragone. All'improvviso nella vulcanica testa di Bruce Lee

Sapevate che Bruce Lee per certi versi era più meno un tuttologo? Ovviamente io no, son sempre l'ultima a sapere le cose. Fortunatamente ho recuperato e adesso vi racconto!
Chi era davvero costui? A questo quesito ha cercato di trovare una risposta per tutta la sua vita. Il suo obiettivo primario è sempre stato raggiungere l'autenticità, essere una persona reale e non fatta di maschere. Essere, non apparire. Nonostante la sua esistenza fosse un continuo accavallarsi d'impegni e lavori, le pagine trasudano che in tutte le circostanze probabilmente è riuscito ad essere onesto: non l'attore, non il maestro, non lo scrittore; semplicemente Bruce Lee. E scusate se è poco.

L'anima del libro è condotta interamente dall'essenza del Jeet Kune Do, arte marziale concepita direttamente da lui, per cui non conta la vittoria, ma realizzare se stessi nel combattimento.
Ogni situazione va vista come un'occasione in più per l'autoconoscenza, per essere esperienza e non lasciarsi  destabilizzare o decentrare dalle circostanze.

Lo stile si presenta senza particolari intoppi, ma è una lettura da effettuare con una certa concentrazione, anche se in alcuni punti torna in maniera ridondante. Però, per intenderci, non vi consiglierei di approcciarvi a tal testo con la mente rivolta ai mini pony e agli arcobaleni. Il cervello deve essere con voi in quel momento e confluire in maniera giusta nelle parole.
La definirei un'opera fortemente esistenziale, con l'intento di aprire nell'individuo porte che non sapeva nemmeno di avere. Per cui, lo dico seriamente, se cercate qualcosa di arioso con tanto di cavalli che volano e fanno magie... beh, avete sbagliato reparto. Mi spiace.

Similmente, quando raggiunge lo stadio più alto nello studio degli insegnamenti taoisti, chi pratica il kung fu torna a essere una persona qualsiasi che non sa niente del Tao, né dei relativi insegnamenti, e che è privo di qualsiasi conoscenza. Si allontana dal calcolo intellettuale e fa prevalere lo stato di vuoto mentale,

Quando si raggiunge la perfezione finale, il corpo con tutte le membra fa da solo quello che deve fare, senza che la mente interferisca. L'abilità tecnica diventa automatica e indipendente da qualsiasi sforzo cosciente.
Bruce Lee ci chiede, almeno per 346 pagine, di uscire dalla nostra ottica occidentale che mira a schiacciare l'individuo: pensa solo al successo, ai risultati, senza chiedere a nessuno di guardarsi dentro per scoprire realmente chi è, le proprie potenzialità.
Percepire l'insieme di tutte le cose, che hanno semplicemente dei poli opposti, senza antagonismi che disgregano. I poli opposti sono in continua armonia e si alimentano l'un l'altro. 
Il principio è la flessibilità. Essere malleabili come l'acqua, capaci di adattarsi a qualsiasi situazione e affrontare i problemi adeguandosi invece che opponendo resistenza. 
Non mi aveva forse quest'acqua appena mostrato il principio del kung fu? L'avevo colpita con tutta la mia forza, ma non si era fatta niente. L'avevo colpita di nuovo con forza, ma non si era minimamente ferita! Avevo provato ad afferrarla, ma era stato impossibile. Quest'acqua, la sostanza più arrendevole del mondo, che può essere contenuta nel vaso più piccolo, era debole solo in apparenza. In realtà, era in grado di penatrare la materia più dura al  mondo. Era così! Volevo diventare anch'io come l'acqua.

Durante la lettura, Bruce c'immerge confidenzialmente, quasi tenendoci per mano, umanamente e teneramente, nel suo forte mondo. Un mondo in cui non basta poco per arrendersi, in cui dopo ogni caduta si ricomincia. Un universo fatto di studio, di lotta, di lavoro, di filosofia. Ci ritroviamo in un accattivante kaleidoscopio di culture, tutte legate insieme da una più profonda intelligenza, da apertura mentale.
L'acqua non ha bisogno di convincere nessuno: lambisce dolcemente volta per volta, attendendo che sia la pietra ad arrendersi. Proprio così, egli riesce a trapassare la roccia più dura.
Perché questa terribile -sì, al giorno d'oggi per molti è terribile, se si considera che è più importante sempre e comunque nascondersi- onestà, questa pulizia di pensieri, sincerità, conquista chiunque. Anche chi non l'ha conosciuto mai, come me, prima di questo libro.
I capitoli toccano gli argomenti più disparati, ma soprattutto toccano delle corde nell'individuo scomode. Degli argomenti che solitamente vengono accantonati per pigrizia. Celati in qualche angolo; lasciandoli aggredire dalle polveri del tempo, fino a che sarà tardi per parlarne, per lavorarci su. Non si rincorrono le arti marziali e basta per tutte le pagine: qui si rincorre l'essere umano. Lo si sviscera in tutto il suo essere. L'autore c'invita ad essere nudi, a diventare capaci di metterci in gioco e vivere il presente per quello che siamo, senza la paura di agire che poi diventa una triste prigione.

Avrei sinceramente voluto riempirvi di frasi che mi sono segnata. Stralci importanti, che mi hanno colpita. Ho  già riempito la mia pagina facebook di estratti, d'insegnamenti  di cui fare tesoro. Se alcune manciate di pagine mi sono sembrate ridondanti -perché certi articoli vengono ripetuti con delle variazioni per mostrare il processo di scrittura e di pensiero-, da altre son stata completamente rapita. 
Non posso fare un copia-incolla del libro, leggete almeno qui per farvi un'idea. Di queste parole mi sono innamorata.
Non posso confermarvi che divorando le pagine ne uscirete salvati: ciascuno si deve salvare da solo.
Persino per lui è stato difficile, salvarsi da solo. La sincerità disarmante di Bruce consiste proprio in questo: alcuni capitoli c'insegnano, senza pretese, come dovremmo vivere... ed altri raccolgono le riflessioni, sia positive che negative, i momenti di crollo. L'ottimismo di fondo dei suoi scritti, non l'ha mai tradito: non ha mai compromesso la sua credibilità e onestà.
La parte che ho amato di più, sembra quasi un ago in un pagliaio; scollegata dal resto e rivela qualcosa di estremamente bello. Per la maggior parte del tempo, scorgiamo un Bruce forte, che cerca d'indicare la via e non si fa uccidere moralmente e fisicamente da nulla; poi incappiamo nella sezione dedicata alle sue poesie, che denotano una certa solitudine di fondo. Un'anima molto forte e fragile nel contempo, capace di spezzarsi con nulla, ma di rialzarsi tenacemente. Un uomo che soffre la solitudine fisica e mentale, come tutti gli altri esseri umani. Credo sia stato proprio il rivelare anche le proprie debolezze, a convincermi totalmente nel ritenerlo una persona autentica, pur conoscendo poco o niente di lui.
Anche i grandi hanno le proprie fragilità. Ma sanno sempre trasformarle nell'ancora che gli impedirà di andare alla deriva.


Il flauto silenzioso 
Spero di non possedere mai,
Né d'esser posseduto.
Non aspiro più al paradiso,
Soprattutto non temo più l'inferno.
Il rimedio alla mia sofferenza
L'avevo in me fin dall'inizio,
Ma non l'ho preso.
Il mio malessere proviene da dentro,
Ma non l'ho considerato
Fino a questo momento.
Ora mi accorgo che non troverò mai la luce
Se, come una candela, non divento il mio stesso combustibile
Consumando me stesso.

lunedì 13 luglio 2015

[Recensione] L'inganno della morte, di Guglielmo Scilla

Titolo: L’inganno della morte
Autore: Guglielmo Scilla
Editore: Kowalski
Prezzo: 14 euro
Genere: Fantasy
Pagine: 332
ISBN
: 9788874968312
Voto:
Ve ne avevo già parlato QUI, promettendo in tempi brevi la recensione.... Sì, ok, vi autorizzo a lanciarmi uova marce in faccia per il ritardo; tuttavia le promesse le mantengo sempre e sono tornata a parlarvene! Detto questo, parto già con un piccolo rospo in gola; una mini polemica che mi sorge spontanea dal momento in cui vedo qualcosa di palesemente storto. Vorrei spiegare una piccola cosa ai fan del Gu, tanto fedeli fino all'ultimo video pubblicato, per poi regalargli un bel voltafaccia, insultando un libro che magari non si è letto per ripicca. Andate oltre. Lo Youtuber, che vi piaccia o meno non vive attaccato al computer come un respiratore, pertanto non è nemmeno una macchina sforna-video come credete sia. Che vogliate capirlo o no, sono persone, non feroci traditori solo perché non vi danno ciò che volete. Le persone sono umane, cercano semplicemente la loro strada... se si era loro sostenitori credo che si dovrebbe guardare al di là di una performance mancata e verificare senza risentimento che stiano continuando comunque a fare un buon lavoro. Per me ciò sta accadendo; è un bel libro, davvero.
Trama: Daniel, un ragazzo come tanti, viene estratto per partecipare al Palio delle Fiamme, competizione che si ripete ogni estate nel suo paese, in onore delle Festa delle Fiamme. Con poco entusiasmo, il sedicenne accetta più che altro per far contenta la famiglia, che probabilmente gli avrebbe rinfacciato a vita un eventuale rifiuto. Fatto sta che si dimostra il migliore, ma nel bel mezzo dei festeggiamenti si ritrova ucciso; la sua morte, sopraggiunta in circostanze a dir poco misteriose, crea non pochi sospetti soprattutto nel protagonista, che cercherà risposte. Tuttavia non sarà solo nel suo viaggio: potrà sempre contare sull'aiuto della bizzarra Cybele, degli amici e dei suoi tre guardiani. Si può tranquillamente affermare che la vera avventura abbia inizio dopo... nella misteriosa e piovosa Dyuturna: la città dei morti.
Recensione: Non è un semplice fantasy; lo definirei un fantasy esistenziale, ma ci ritorneremo più tardi. Dall'inizio rapido e incalzante, appassiona da subito il lettore con un ritmo sostenuto da botta e risposta sarcastici, seguiti talvolta da rallentamenti. Ha un modo molto particolare di creare un feeling immediato, di colpire e interessare chiunque si accinga a seguire le vicende. A questo proposito s'incontra un dialogo molto carino madre/figlio riguardo il partecipare o meno alla Festa delle Fiamme. In esso, le parole scorrono come mercurio: non si lasciano prendere per quanto vivaci; inutile a dirlo, contengono una certa dose di spiritosaggine (quella che insomma conosciamo bene).
-Almeno ti rendi conto di quanto sia patetico? -si ribellò lui. -Le nove gilde! Manco fossimo tornati al medioevo... -Ti è sempre piaciuta la Festa delle Fiamme- tagliò corto Olimpia. -Questo era prima che dovessi parteciparvi vestito da cretino. La macchina inchiodò di colpo, sollevando una nuvola di terra bruciata. -Tu non ti rendi minimamente conto dell'enorme fortuna che ti è stata data- sibilò la madre, senza staccargli gli occhi di dosso. -È parte integrante della nostra cultura... e come se non bastasse è pressoché impossibile venire sorteggiati! -Se vuoi ti cedo volentieri il posto. -Purtroppo è contro le regole! Olimpia lasciò il freno e diede un colpo deciso all'acceleratore. L'auto saltò avanti. Daniel si trovò con le spalle attaccate al sedile.
La ventata di brio è perfettamente accompagnata o meglio spezzata da descrizioni intense, palpabili, dalle quali si ha il netto ritratto di paesaggi e persone menzionate; tuttavia non rallentano la corsa narrativa. Le vere e proprie impennate provengono da riflessioni improvvise, che mozzano il fiato a freddo prima di rendersene conto. Credo sia proprio questo che non ci si aspettava in modo così aperto dall'autore; eppure è la parte che merita di più, la più autentica, quella che ripasserei più volte e che voglio ricordare. Ho apprezzato parecchio l'estrema sensibilità nell'analizzare soprattutto le emozioni: è come se le scrutasse da un microscopio. Ci sono parecchi interventi di questo genere; uno più bello dell'altro.
Daniel studiò per un lungo momento il viso della nonna. Avrebbe voluto dirle che non aveva alcuna intenzione di prendere parte alla competizione. Che nessuno le aveva dato il permesso d'inserire il suo nome nella lotteria e che per protesta avrebbe saltato il pranzo. Ma il coraggio soffre di un' enorme timidezza. Se non viene tirato fuori subito, si fa piccolo e va a nascondersi dove nessuno può vederlo.
Il libro dimostra una buona inventiva riguardo la trama. Offre uno scenario molto originale, in cui certi elementi sembrano quasi di matrice Potteriana (tipo il bufovettore, che stai lì e ti chiedi come diamine gli sia venuto in mente). Tuttavia non è quella la parte rilevante. Per capirci: Dyuturna è una città molto interessante compresi i suoi abitanti, e ciò che accade è inaspettato e sorprendente. Però si ha come l'impressione che ci sia da leggere tra le righe il messaggio più importante; quello a cui tutto è finalizzato e verso cui tutto converge. È avvincente leggere di un ragazzo che vince una competizione, muore e deve scoprire un intero universo; in parole povere è costretto a rimparare a vivere di nuovo secondo le nuove regole. Si esce pazzi a cercare d'intercettare il complotto e tutto ciò che c'è sotto, compreso il ruolo dei guardiani e il senso dell'intervento di Cybele. Eppure non è la storia l'importante. È come se essa in profondità contenesse una morale fortemente affettiva; un esistenzialismo che trapela da ogni fessura appena è possibile. Che smania per esplodere. La domanda a fine racconto, per alcuni è stata semplicemente: "Cosa farà Daniel poi?" In effetti è previsto un seguito...forse. Di quesiti però ce n'erano di più imponenti; dei macigni rispetto al semplice proseguimento della trama fantasy. È davvero peggio morire, o restare per essere lasciati dalle persone che amiamo? Cosa significa realmente soffrire? Alcuni dubbi trovano risposta certa; altri presentano un'apertura amara che non lascia equivoci: non è un lavoro fatto tanto per, ma un'analisi della vita offerta a cuore aperto.
Oltre a questo non ci sono certezze; la giustizia è un'utopia che non possiamo concederci. Le nonne che seppelliscono i nipoti.
Dov'è la giustizia in tutto questo?
È un libro che, coloro che cercano unicamente l'avventura, purtroppo non leggeranno mai interamente. Io l'ho terminato con la lacrimuccia che scendeva. Contiene parti che colpiscono e affondano senza equivoci... altre le devi sentire. Personalmente mi sono innamorata della delicatezza, del dettaglio. Mi sono innamorata della pioggia di Dyuturna, che può mettere solo i brividi (non vi spiego certo il perché). Una lettura piena d'inventiva... ma soprattutto intrisa di senso. Chi non riesce ad andare oltre i video di Youtube, non ha la più pallida idea di cosa si perde.

[Novità] L’inganno della morte di Guglielmo Scilla


Titolo: L'inganno della morte
Autore: Guglielmo Scilla
Editore: Kowalski
Prezzo: 14 euro
ISBN: 9788874968312










Questo libro l'ho intercettato che nemmeno ha finito di uscire (tenete conto che i nostri articoli, per motivi di programmazione, a volte giungono a voi un bel po' più tardi di quando vengono scritti), grazie al mi piace che ho sulla pagina dell'autore. Infatti è uscito nei primi giorni del maggio 2013. Ebbene, la mia drammaticità ha fatto si che quando ho letto "morte" nel titolo, mi sono lanciata in libreria a cercarlo. Vuoi perché è ancora presto o vuoi perché perché la mia città è quasi più definibile un paesino, ancora non l'ho trovato... ma attenderò in un angolo buio in agguato... oh, si che lo farò...
Nel paese di Daniel (un sedicenne, al momento non so altro) si svolge ogni estate La Festa delle Fiamme, in cui nove ragazzi, indossando dei costumi, devono affrontare delle prove (Torneo Tremaghi?!). Il protagonista è uno dei prescelti, vince il torneo e viene acclamato come un eroe. Ma, come si dice dalle mie parti (ora vi traduco la frase seguente, evitandovi la versione dialettale che comunque renderebbe di più), dopo il riso viene il pianto: nella stessa notte della vittoria, Daniel muore... ucciso?! Boh. Finisce nell'Oltretomba e aiutato da tre Maestri, cercherà di rimettere insieme i tasselli per ricostruire la sua morte. Intanto, una bambina che si chiama Cybele gli mostrerà qualcosa di nuovo e raro, utile sia da vivi che da morti: l'amicizia.
Chi è Guglielmo Scilla?! Il fenomeno tubo

mercoledì 8 luglio 2015

[Recensione + intervista] PLACEBO “20 YEARS” – La Rosa e la Corda, di Francesca Del Moro







Titolo: PLACEBO “20 YEARS” – La Rosa e la Corda
Autore: Francesca Del Moro
Editore: Sound and Vision
Prefazione: Teho Teardo
Progetto: Davide Pensavalle
Progetto grafico, impaginazione e design di copertina: Luigina Di Giampietro
Immagine di copertina: “Loud like your eyes” di Daniele Duò
Consulenza specialistica: Simone Galgano, Chemsonic Placebo Tribute, Edoardo Esposito
Redazione: Valentina Vignoli
Anno: 2013
ISBN: 978-88-901520-1-6
Lingua: ITALIANA
Numero pagine: 200
Prezzo: € 15,00
Genere: biografia / musicale
Come acquistarlo: utilizzando paypal inviare € 15,00 + 2 euro spese spedizione all’indirizzo info@soundandvision.it con la causale “PLACEBO-20YEARS”

Voto: 

Trama: Le avvincenti e sentite parole di Francesca Del Moro traghettano il lettore in un viaggio di vent'anni, che diventa fin troppo breve per chiudere le pagine a cuor leggero. L'autrice riporta le vittorie, le sconfitte, approvazioni e disapprovazioni di una band che nemmeno dopo vent'anni di carriera trova pace, un luogo per sé in quella giungla che è il mondo della musica oggi (soprattutto in Italia, che si fa riconoscere per una certa ostilità).
Senza cadere nella subdola trappola del gossip, traccia un quadro chiaro ed esaustivo delle vite dei componenti dei Placebo che non risulta affatto invasivo. La biografia s'intreccia con le canzoni, con intense analisi di musica e testi, introspezioni da capogiro.

A volte ritornano

Ebbene, vi annuncio che un misterioso asteroide sta per schiantarsi sulla Terra e abbiamo meno di un giorno. Ovviamente io, invece di darmi a gesta eroiche che potrebbero rendere i miei ultimi attimi  degni di nota o farmi fino all'ultimo i cavoli miei, ho deciso che resterò qui ad aggiornare il blog.
Nemmeno un applauso? Maledetti, lo sapevo!
Ok, no. Dovevo fare solo uno stupido, noiosissimo, banalissimo avvertimento: sette giorni!



Dai, arrivo al punto... ma solo perché siete voi!
Scrittevolmente, dove in genere pubblicavo le recensioni, ha qualche problemino. Quindi, sperando che si rimetta al più presto, riproporrò qui sul blog gli articoli già postati precedentemente di là.
Salvo le immagini, che avevano problemi anche quelle, lascerò ogni articolo il più possibile simile all'originale, stelline per i voti comprese. Quindi se qualcuno di voi che mi sta leggendo lo trova un problema, basta scrivermi e le rimuoverò. Ovviamente non voglio adottarle anche per le recensioni future, ma le tengo per gli scritti passati solo per non snaturarli.
Detto questo, buona lettura!

lunedì 6 luglio 2015

Vittima e carnefice

"Il carnefice e la vittima lottano per avere il controllo. Come ogni genitore e bambino, si sforzano di ottenere il controllo l'uno sull'altro. La persona è interiormente divisa tra colui che controlla e colui che è controllato. Tale conflitto interiore, la lotta tra il carnefice e la vittima, non si esaurisce mai, perché il carnefice, proprio come la vittima, lotta per la sua stessa vita.
Questa è la base del famoso gioco dell'autotortura. Di solito diamo per scontato che il carnefice abbia ragione, anche se in molti casi il carnefice ha pretese di perfezione impossibili. Così, se sei un perfezionista, ci caschi. Questo ideale di perfezione è una pietra di paragone che ti dà sempre l'opportunità di tormentarti, di rimproverare te stesso e gli altri. 
Dato che questo ideale è impossibile da realizzare, non potrai mai viverlo. Sei soltanto innamorato di questo ideale, e non c'è fine all'autotortura, all'autorimprovero, all'autocastigo. Ci si nasconde sotto la maschera del perfezionismo. Non funziona mai. Se la persona cerca di soddisfare le pretese di perfezionismo del carnefice, il risultato è un disastro o un volo nella follia. Questo è uno degli strumenti della vittima. Una volta che riconosciamo la struttura del nostro comportamento, che nel caso del perfezionismo è la scissione tra la vittima e il carnefice, e capiamo quanto, con l'ascolto, possiamo riuscire a riconciliare questi due pagliacci che litigano, allora comprendiamo che non possiamo volutamente cambiare noi stessi e gli altri.
Questo è un punto decisivo: MOLTE PERSONE DEDICANO LA LORO VITA A REALIZZARE UN'IDEA DI CIÒ CHE DOVREBBERO ESSERE, INVECE DI REALIZZARE SE STESSE. La differenza tra L'AUTOREALIZZAZIONE e LA REALIZZAZIONE DI UN'IMMAGINE DI SÉ è molto importante. Mentre alcune persone hanno un sé, le altre, che sono la  maggior parte, sperimentano un vuoto, perché vivono impegnate a PROIETTARE se stesse su questo o quell'altro. Ciò è, ancora una volta, una disgrazia dovuta all'ideale. La disgrazia si riassume così: non devi essere quello che sei. Ogni controllo esterno, perfino un controllo esterno interiorizzato - <<tu devi>> - interferisce con il funzionamento sano dell'organismo. C'è solo una cosa che dovrebbe controllare la situazione. Se tu capisci la situazione in cui ti trovi, e lasci che sia la situazione in cui ti trovi a controllare le tue azioni, allora impari l'arte di interagire con la vita. Per esempio, non guidi seguendo un programma di guida, ma guidi in funzione della situazione in cui ti trovi (la stessa cosa accade nel combattimento). Guidi a una velocità diversa quando sei stanco, quando sta piovendo e così via.
Meno abbiamo fiducia in noi stessi, meno siamo in contatto con noi e il mondo, e più vogliamo controllare."

Il Tao del Dragone. Bruce Lee

Citazioni

Ci sono giorni in cui ho voglia di dirlo.
Ci sono giorni in cui si creano vuoti di parole e non so come esprimerlo.
Con questo post inauguro la categoria "citazioni", perché a volte ho bisogno di dirlo con le parole degli altri e tenere queste frasi con me; regalarle a voi sperando che vi aiutino, che vi abbraccino come solo la casualità sa fare.
Scusate se non vi rifilo un sermone da una pagina per esplicare al meglio il concetto, ma sono una scrittice di poche parole.
Ironia della sorte.

sabato 4 luglio 2015

Il giardino delle parole. L'immensa poesia della pioggia.



Di sera, prima di andare a letto; di giorno, nel momento in cui mi svegliavo

mi resi conto, di pregare che piovesse.

Con tutte le emozioni incollate ancora addosso, a cuore aperto, mi appresto a parlarvi di un film d'animazione che è riuscito a farmi amare la pioggia come non avrei mai immaginato in vita mia.
Mi ha creato proprio una voragine nello stomaco; adesso vi racconto.
Appena potete, guardatelo assolutamente, perché vi ruba 46 minuti di vita per donarvi qualcosa che difficilmente dimenticherete. È semplicemente un capolavoro.
Avete mai fatto qualcosa di strano, inusuale, perché è l'anima a ordinarvelo direttamente, senza se, senza perché e senza ma?
I nostri due protagonisti, nei giorni di pioggia sono soliti dirigersi verso un giardino stile giapponese,  su una panchina, per perdersi ognuno nei propri pensieri e stare da soli. 
Ma le loro solitudini casualmente s'incontrano, diventando una discreta compagnia.
Lui racconta a lei della sua passione per le scarpe, tanto da volerne diventare un disegnatore; lei gli mostra la sua evidente fissa per la birra e la cioccolata. 
Loro seguitano ad incontrarsi nel solito posto, esclusivamente quando c'è la pioggia.
I disegni fanno metà del film. Quella pioggia è luminosa, brilla come se avesse vita, come se ne contenesse di suo. Non è l'usuale rovescio spento e tetro che ti uccide alla prima occhiata; supportata da quest'attrazione che nasce, sembra quasi un rivolo di gioia, intervallato persino da sgargianti arcobaleni.
La prossima volta che vedrete piovere, vi nascerà un istintivo sorriso in bocca; un po' come quando vedo le lucciole di notte o barattoli di frutta e mi torna ancora in mente in modo fulmineo "Una tomba per le lucciole".
Fateci caso a questa pioggia: a com'è quando sono ognuno per conto proprio e quando invece sono vicini.
Sembra quasi adattarsi agli stati d'animo, a rifletterli nel colore e nella forma.
Due persone legate solo da un'abitudine comune, possono realmente conoscersi ed amarsi in maniera profonda? Loro non sanno nulla l'uno dell'altra, eppure sono tacitamente intenzionati a mantenere questo intrigante mistero.
Per non scoprirsi troppo? Per paura di rovinare tutto?
Quante cose l'altro nasconde? Chi sarà stato il più trasparente?
Ma soprattutto: questo ha davvero importanza?


La risposta, la troverete solo seguendo la vicenda e lasciandovi trascinare da infiniti scrosci d'acqua, che vi culleranno in un'atmosfera irripetibile.
Forse non conta davvero chi si è, se quando si è insieme la reazione chimica che si genera è così forte da costruire un mondo.
Nel loro mondo, mentre tutto va a rotoli sotto litri d'acqua e affonda nella monotonia del quotidiano, loro sanno essere se stessi insieme. Sanno essere vivi.
Non sopravvivere: vivono davvero, respirando a pieni polmoni il presente.
Sulla trama volutamente non svelo oltre: sono 46 minuti; scopritela da soli. Potreste uscirne fradici, ma felici di qualcosa di così indescrivibilmente magico.
Aggiungo solo che questo capolavoro mi ha scavato una nicchia dentro, dove resterà per sempre. Ne vale la pena.


Come se qualcuno avesse azionato un interruttore, i giorni di sole si susseguirono uno dopo l'altro.
Certo, vorrei soltanto pensare: "Meno male che non sta più saltando la scuola".
Però, in realtà... vorrei che la stagione delle piogge non fosse mai finita.