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venerdì 27 aprile 2018

Avengers Infinity War. Una sorpresa dietro l'altra (SPOILER)

Diretto da Anthony e Joe Russo, Infinity War è un film che difficilmente dimenticheremo tutti e al quale in pochi sopravvivremo.
Il mio approccio ai film degli Avengers è sempre un po' incerto, perché gettare un sacco di supereroi, ciascuno dei quali introdotto da una storia personale, nello stesso calderone e poi mescolare, può dar vita a tante situazioni che rasentano l'assurdo. Il risultato però, stavolta è semplicemente pulito e perfetto.
Thanos ha una soluzione geniale per il sovrappopolamento e la scarsità di risorse di cui soffrono molti pianeti: uccidere una buona metà degli abitanti in maniera assolutamente imparziale e random, così da dare respiro a ciò che resterà. Un po' drastico, direte voi... e infatti i nostri eroi sono qui proprio per fermarlo.
Ci riusciranno?


Ecco, detto questo vorrei parlare del film in maniera abbastanza spietata e con SPOILER, perciò siete avvisati. 


Stavo per uscire dalla sala nei primi tre minuti. Per chi non sapesse chi è Thanos, vi basta sapere che è cattivo. Molto cattivo. Molto molto molto. Lo si sapeva già da "I Guardiani della Galassia"che la bontà non è il suo forte, dove conosciamo Gamora e Nebula, due sue figlie che da piccole ha costretto a combattere tra loro e colei che perdeva subiva la privazione di parti del corpo, che venivano successivamente rimpiazzate con delle parti robotiche, pertanto Nebula che ha subito questa sorte era risentita un po' con tutti (com'è giusto che sia).
Bene, sipegato questo, neanche dopo cinque minuti di film, vediamo questo padre affettuoso alle prese con Thor e Loki, che per non perdere il fratello chiude la sua vita da buono (sapete, il caro Loki è sempre stato un po' imprevedibile e ambiguo), regalandogli come se fosse il suo compleanno, la Gemma dello Spazio (la blu, per l'esattezza). Il problema è che poi azzarda anche un affondo con il pugnale, che non va a segno e muore. Sì, avete capito perfettamente: perdiamo Loki che nemmeno è iniziato il film, ho pensato che ci sarebbe stata una strage... e c'è, ma almeno si aspetta più tempo di quello che credevo per arrivarci.
L'aspetto interessante è che nel frattempo si sono creati degli equilibri: Scarlett Witch e Visione stanno insieme da due anni, Stark è in procinto di sposarsi (e ci sono tutte queste scene che mi hanno fatto dedurre che sarebbe morto sicuramente, come ogni volta in cui un eroe si mette a pianificare il futuro, ma no! Ci va molto vicino ma abbiamo ancora il nostro Tony) e i Guardiani sono una grande famiglia con tanto di Groot adolescente che ha sempre un videogioco in mano. Si creano tante piccole situazioni di serenità che vengono prontamente spazzate via dall'uragano Thanos e quando questo accade fa molto male, a loro ma soprattutto allo spettatore che assiste attonito.
C'è una netta distinzione tra i suddetti supereroi: è come se alcuni venissero accantonati o comunque avessero una funzione marginale, come Vedova Nera che dopo una buona mossa contro i nemici combatte un po' ai margini, T'Challa (la cui sorella Shuri ha però un ruolo molto importante: estrarre la Gemma della Mente da Visione senza distruggerne la persona) e Falcon che sì è lì, ma insomma più o meno, ma insomma anche no.
Cap torna tra loro e torna anche il Soldato d'Inverno (conservato in Wakanda), Hulk invece è un po' frastornato dal combattimento con Thanos e lascia negli escrementi Banner perché si rifiuta di tornare.
Il destino di tutto ciò che conosciamo, perlopiù è in mano a Doctor Strange che protegge la Gemma del Tempo (verde), a Stark che è in prima linea insieme a lui per risolvere la catastrofe imminente, a Spider-Man che a sorpresa s'imbuca nel party e partecipa alla grande, a Thor che cerca di ricostruire un'arma potente per vendicare suo fratello e non solo e infine ai Guardiani che ci sono dentro con tutte le scarpe per via della parentela simpatica di Gamora. Gamora che, sorpresa! Conosce il luogo in cui è custodita la Gemma dell'Anima (arancione e capricciosa, perché vuole qualcosa in cambio: l'anima di una persona amata).
La stessa figlia di Thanos fa un errore fatale per la sua persona: è così certa che l'affetto di suo padre non sia sincero, che non vede pericolo nello stare con lui nello stesso posto della Gemma dell'Anima, solo alla fine realizza di essere il sacrificio perfetto (ma io continuo a pensare che sia in errore la gemma e che quello non è definibile amore) per ottenerla.
Doctor Strange ha valutato le possibilità di successo delle loro manovre andando avanti e indietro nel tempo, ma ne ha trovata solo una di vittoria, in tutte le altre vagliate è la fine. Avranno attuato la strategia giusta, dal momento in cui Strange sembra elargire la sua gemma a Thanos in un momento ben preciso ovvero quando sta per uccidere Stark? Tra l'altro Iron Man è uno dei supereroi che guarda caso resta in vita quando infine metà della gente si smaterializza, il che fa ben riflettere sulle azioni "casuali" di Strange, che muore insieme ad altri nella distruzione random.
Le manovre di Shuri falliscono per via di contrattempi, tipo la battaglia epica nel Wakanda e Visione che da "sotto i ferri" viene sbalzato direttamente fuori dall'edificio. Esattamente lì lo spettatore capisce che per distruggere la Gemma della Mente, ovvero la loro ultima chance di salvarsi, dovranno fare tutti affidamento sulla capacità di Scarlett Witch di uccidere il suo amato.
La scena toglie il fiato. È dolorosa, straziante e i due conquistano l'attenzione di tutti. Il tempo stringe e non c'è tempo per i discorsi. Le paure della donna sono confermate e lui la rassicura al fine di portarla a fare quello che deve. Ci pugnala al cuore vedere la scena in cui lei stessa lo distrugge.
Visione muore due volte davanti ai suoi occhi, perché Thanos riavvolge il tempo (grazie Strange, bella mossa con quel regalino da due soldi) e strappa l'ultima gemma dalla fronte del supereroe.
Metà della popolazione scompare come se semplicemente s'incenerisse ed è agghiacciante. Viene voglia di scappare da quell'immensa sofferenza. Milioni di persone che muoiono e non lo sanno, ma Spider-Man se ne va terrorizzato, urlando "Non voglio morire", con al fianco un Tony Stark che dallo sguardo non vorrebbe sopravvivergli, ma lo accompagna più umanamente possibile verso la sua dipartita.
Questo film tira fuori un Iron Man particolare, paterno. L'impressione che dà la sua reazione alla polverizzazione di Spider-Man è proprio quella di un padre che perde un figlio (come poi paterno è il suo istinto protettivo dall'entrata del ragazzo negli Avengers, si sente palesemente responsabile).
Infinity War tocca tutte le vicende umane che potreste mai immaginare, vi trascina in un viaggio all'Inferno da cui uscirete spezzati e aspetterete un seguito per avere la speranza che qualcosa sia rimasto in piedi. Lo aspetterete e poi come, vi strapperete i capelli sperando che il vostro supereroe preferito torni in vita in qualche modo. 

sabato 21 aprile 2018

Anche Avicii ci ha detto addio.

Non parlo spesso della morte di un artista, questo perché le azioni devono essere sentite, non si può scrivere di qualcosa solo per riempire una pagina... e la morte di Avicii ha fatto davvero male.
Non sono la cosiddetta fangirl occasionale che aspetta la dipartita del primo artista a caso per battersi il petto sui social. Però questa brucia troppo per tacere.
Il 2018 si era già rivelato un anno terribile perché il 15 gennaio si è preso Dolores, all'età di quarantasei anni... sono ben conscia del fatto che non tutti conosceranno Avicii perché era un produttore e dj molto recente, che si è fatto apprezzare maggiormente dai ragazzi più giovani, ma praticamente con poche canzoni si è fatto canticchiare da molte più persone.
Basterebbe nominare "Waiting for love", che l'anno scorso era sulla bocca di chiunque senza che chiunque  sapesse il nome del suo creatore. Ha conquistato tante persone che probabilmente nemmeno lo sanno.
Il suo addio mi mette più rabbia degli altri, non perché fosse poco noto ad alcuni, ma perché aveva solo ventotto anni. Ventotto. Non trenta, non quaranta, non cinquanta, non sessanta. Nemmeno settanta, ottanta o novanta.
Poteva essere vostro figlio, vostro nipote, un vostro amico. Forse per alcuni lo è stato e ogni situazione analoga riapre la ferita.
Ventotto è una cifra che fa sbiancare dal terrore, perché ci si sente piccoli come quando vengono a galla tutte le cose orribili che accadono alle persone che non sono nemmeno entrate negli "anta", come quando le ragazzine a soli quindici anni vengono uccise. Qualsiasi cosa sia accaduta, è sempre troppo presto. Ci fa percepire nettamente che l'essere umano non è niente, ci mette l'ansia di fare qualcosa nonostante si sia costretti nell'immobilità più totale. Ci fa pensare che non è importante essere giovani, perché tanto i giochi potrebbero chiudersi domani e basta e che non ha importanza se si è trovato il modo di arrivare a novant'anni. Non è detto che ai novanta ci arriveremo noi o le persone che amiamo. Questa morte fa incazzare come tante altre, perché fa pensare che è capitato a lui, ma poteva essere chiunque, se si può andar via così presto.
Quando la rabbia finisce, lascia in testa solo una domanda: è importante fare più che puoi, perché presto potrebbe calare il sipario, o è inutile impegnarsi in qualcosa, tanto terminerà tutto lo stesso?