Translate

lunedì 16 dicembre 2013

Di panico

Strappo la carta da parati e me la mangio a colazione,
in questa casa non c'è niente di mio.
Le mie mani sporche di sangue.
I sorrisi non hanno sapore,
ogni mano tesa puzza di morte.
Coltelli in pancia
urli di un eco che non risponde mai.
Ti strappi la pelle per non morire,
un'altra maschera perché il mostro fa schifo da vedere.
Mi aggrappo come un gatto a quel muro, faccio esplodere i divani.
Quelle pareti m'inghiottiranno, mi strappano via l'esistenza.
Piange di paura il mio silenzio,
si torce lo stomaco e non lo sente nessuno.
Quelle vene che pompano sangue
che neanche lui vuole andare.

Tu che annuisci e sorridi non stai ascoltando davvero
è troppo diversa la mia dimensione.
Quel corridoio infinito di pianto in cui affogo e non mi trova nessuno.


martedì 3 dicembre 2013

Un nuovo inizio.

Ogni volta che la osservavo incerta, smarrita guardarsi intorno tra le ragazzine, era come avere cento pugnali in corpo. Feriva più me che lei.
Quell'anatroccolo smarrito che non sa fingersi cigno.
Paola, che fai? Gioca con le altre bambine!
Ma lei niente; nulla da fare.
E impazzivo, credevo che continuasse per ore con quello sguardo assente a fissare il mondo senza farne parte.
Ti prego, vai a giocare. Fallo per la mamma che ti vuole bene!
E pezzi di me cadevano a terra. Perché un bambino non è una continuazione. Quella scimmietta smarrita, incerta, timida, non sarebbe stata mai come la mamma. Bella, carismatica, piena di luce.
Dare la vita ad un essere umano che non si dimostra all'altezza.
Ma la vita parte realmente da noi?
No, certo che no.
E un bambino non è una continuazione; semmai un nuovo inizio.
E quell'anatroccolo non mi era mai appartenuto davvero; ma avrebbe avuto bisogno di me per imparare a volare. Perché dopotutto ero la sua mamma. Qualcuno aveva voluto proprio me al suo fianco. Per insegnarle ad essere forte.
Raccolsi la pazienza. Mi avvicinai.

-Paola, perché continui a fissare le altre bambine e non ti avvicini?
-Mamma, le altre bambine ballano al centro della stanza e sono felici. Ma se le seguo anch'io, chi consolerà quella bimba là, che piange perché non può ballare?

Allora la vidi. Coperta da tutti quei nastri, da quel mondo così appariscente, c'era un'altra piccola ballerina. Il gesso alla gamba la rendeva malinconica, perché non avrebbe ballato ancora per molto tempo. Guardava la sorellina volteggiare e singhiozzava, senza staccarsi da sua madre.
-Dici che se vado da lei, non piangerà più?

Senza risponderle niente, rossa in viso mi allontanai.
Perché una mamma forte non si commuove.

Difficile ammettere che i figli a volte nascono per insegnare qualcosa ai genitori.