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mercoledì 19 settembre 2018

Mr. Nobody e gli strani scherzi del "destino"



Nata nel 2009, scritta e diretta da Jaco Van Dormael, Mr Nobody è una pellicola che ti lascia senza fiato e con la testa piena di pensieri come il suo protagonista Nemo Nobody: l'ultimo mortale rimasto sulla Terra, che ha 120 anni. 
Per intenderci, non abbiamo a che fare con apocalissi zombie e supersiti eventuali, ma con una civiltà giunta ad un livello evolutivo in cui non si muore più, perché le cellule si ricostruiscono come le staminali. I tessuti delle persone si aggiustano da soli, pertanto non si muore più e le ultime ore dell'uomo in questione sono seguite in diretta mondiale.
Un giornalista riesce a infiltrarsi nella sua stanza di ospedale per intervistarlo riguardo la sua vita. Ma quante vite ha vissuto Mr. Nobody?
Gli occhioni azzurri di Jared Leto e il capello alla "Edward mani di forbice" sono gli unici elementi di ancoraggio che ci permettono di ritrovare il nostro protagonista all'interno di numerosi tempi e numerose esistenze. Egli si racconta al giovane assetato di storie, narrando troppe realtà per averle vissute tutte realmente.
Nobody confessa il tradimento di sua madre nei confronti di suo padre, la convivenza con un genitore e con l'altro. L'amore è vissuto con cieca passione e noncuranza verso le regole, con tormento e sanguinante dolore, con tedioso senso del dovere. Tre emozioni opposte con tre donne diverse, che determinate scelte hanno portato o meno tra le sue braccia. C'è sempre un grande tarlo, un dubbio come un orologio dentro la testa che fa "tic tac, tic tac": quale sarà la vera storia? Lo stesso signor Nobody sembra non saperlo, come non è certo nemmeno del proprio nome. Durante l'intero film ci poniamo sempre lo stesso quesito, ma se tuttavia fosse la domanda sbagliata?
Ciò che dovremmo davvero domandarci è se abbiamo capito che il vero protagonista del film non è un uomo, ma l'uomo; non è una scelta, ma la scelta. Si tratta di un continuo esperimento scientifico sulla vita e le sue infinite possibilità che non fanno altro che intersecarsi e dispiegarsi poi come strade ben definite al momento opportuno.
Il film che strizza palesemente l'occhio a "The butterfly effect" con riferimenti piuttosto marcati, è interamente basato sul potenziale della vita e di come il destino lo creiamo noi stessi con le scelte di ogni giorno e ogni giorno decidiamo come vivere e ci avviciniamo al come morire.
Le vicende narrate contengono un simbolismo in quanto a colori, che contribuisce alla creazione di scene pastose e godibili visivamente. Le tre vite principali con le tre donne diverse sono evidenziate ciascuna da una tinta emblematica (di solito ricorrente nell'abbigliamento di Lei), capace di fornire fin da subito un suggerimento per il finale delle stesse; tuttavia ci saranno anche più modi di terminare lo stesso filone narrativo, ma a questo punto ha davvero importanza?
Il messaggio che ci lancia il nostro Nemo è forte e chiaro: la vita è composta da scelte che influenzano il futuro, siamo noi stessi a scrivere come andrà a finire.
Non ci resta quindi che scrivere bene, senza lasciarci scoraggiare e senza affidarci a un misterioso destino, come un qualcosa di remoto ed estraneo.