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giovedì 9 marzo 2017

L'anomalo Anomalisa.





Voto: Due stelle e mezzo.
Non sono mai stata una sadica. Non sparo a zero, non faccio stroncature, ma non mi dovete far incazzare.
Cercherò di essere specifica sul perché sono rimasta delusa da un film che dal trailer prometteva di essere davvero spettacolare. Tutte queste cinque stelle se l'è perse per strada.
Dal punto di vista tecnico è ben strutturato: non mi ritego una fan accanita dello stop-motion, ma è ineccepibile. Ambientazioni e personaggi sono ben resi e meritano gli svariati premi ricevuti, ma non sono loro il problema: il tallone d'Achille è la storia, non tanto perché lasci con l'amaro in bocca, quanto per il fatto che non conduca davvero da nessuna parte. Se è vero che ciascun film è un viaggio, il protagonista non si è mosso da casa. Sta ancora facendo le valigie. 

La trama: Michael Stone, autore di manuali per la gestione ottimale dei clienti, vola a Cincinnati dove l'aspettano per una conferenza. Ha un grave problema che non osa confidare: per lui tutte le persone non hanno identità. Letteralmente: hanno lo stesso viso e la stessa voce (maschile, asettica), si tratti di donne, uomini o bambini. La sera prima del meeting, per caso s'imbatte in Lisa: ha un suo viso, ha una sua voce. È l'anomalia miracolosa che aspettava da sempre?



IL TRAILER

Recensione: Forse sarebbe meglio dare un voto al trailer, che all'intero film. Proprio fatto bene (il trailer), racchiude perfettamente i concetti chiave, i presupposti che nel corso della pellicola vengono traditi uno ad uno e presi a coltellate brutalmente.
Eh niente... sia "Il ladro di orchidee" che "Se mi lasci ti cancello" -scritti come Anomalisa da Charlie Kaufman- mi hanno strappato un pezzo di cuore, non  capisco proprio cosa sia andato storto stavolta. 
Sarebbe stato piacevole trovare in tal film una sorta d'introspettività, invece è un vicolo cieco: una volta attraversato non c'è un muro, ma proprio il nulla più totale. 
Ci si accorge fin dall'inizio che l'intera faccenda è sinistra e inquietante: ogni personaggio, dai bambini alle donne, ai cani, parla con la stessa voce identica, da uomo. Grottesco, geniale... ma adesso continua. 
Lui è un po' annoiato e/o scocciato dall'intero ambiente che lo circonda, la gente intorno viene percepita più che altro come un increscioso spreco di ossigeno e non fa niente per nasconderlo. Fino a una certa l'ho anche compreso, perché se io prendo un taxi o mi faccio portare le valigie in camera da un facchino, magari non mi aspetto né voglio che per tutto il tempo mi consigli punto per punto cosa fare per l'intera mia permanenza. Gli sconosciuti riconosco che sono molesti, poi con quel timbro lì... sorvoliamo. 
Sprofondiamo nell'altezzosità totale quando in hotel lo chiama la (povera) moglie (hanno anche un figlio) per avere sue notizie, al che viene seccata con poche frasi ben assestate, della serie "lo sai che non mi devi fracassare i maroni quando sto aspettando la cena del servizio in camera" (non è stato così fine, ma l'atteggiamento lasciava a immaginare). Quindi, a dimostrazione più che coerente del voler restare da solo a godersi la quiete, decide di cercare una vecchia fiamma abbandonata dieci anni prima. Lei, ancora innamoratissima e speranzosa, acconsente a vedersi ma sapete... ha quella voce così fastidiosa e molesta; appena lei lo mette di fronte ai suoi errori esposti in bella vista, il nostro protagonista comincia ad andare in tilt e rispedirla da dov'è venuta nonostante lei avesse dei sentimenti ancora palesemente accesi nei suoi confronti.
Quindi insomma, la noia mista al tedio e fardello di essere così tremendamente straordinario rispetto agli altri poveri esseri umani che non capiscono niente, lo conducono di nuovo verso la sua stanza. 
Si è quasi arreso, quando nel corridoio avverte una voce fuori dal coro: l'unica che suona diversamente dalle altre, infatti questa almeno è da donna... mi ero leggermente stufata a sentire sempre lo stesso timbro in falsetto. Finalmente, direte voi, meraviglioso: abbiamo la soluzione al dramma. 
Esaltandosi per il fortuito incontro, la invita a bere qualcosa nella sua stanza. Ok essere l'insicurezza fatta femmina, ma ci tiene minimo minimo dieci minuti in corridoio per decidersi a dirgli di sì. Appena i due si ritrovano soli, impiegano altri tre quarti d'ora anche solo per capire di cosa mettersi a parlare...e in maniera più generica sembrano non sapere proprio dove stia di casa avere una relazione. Insomma avete capito: flemmatici in tutto e in più lui convince lei a cimentarsi in una versione di Cindy Lauper che non vorrei udire mai più. Sorvolando la triste lentezza di entrambi, siamo comunque contenti per lui che si sia sentito capito...
Invece, il giorno successivo in cui stanno già facendo milioni di programmi insieme per la loro vita futura (e la moglie? E il figlio?), lui la osserva bene mentre fanno colazione. E lei è fastidiosa. Molto fastidiosa. E comincia a cambiarle la voce. Sta diventando spaventosamente simile a quel timbro che è costretto a sentire ovunque. 
Quindi insomma, il nostro brav'uomo, gettando palle e coerenza in un tritarifiuti nel contempo, decide alla fine di fare il padre di famiglia, restando con la moglie a cui pesa la testa per quel bel cesto di corna che si porta appresso. 
Ricapitolando: si è stufato di una donna in un giorno all'incirca e non ha nemmeno il coraggio di dire alla moglie che è un idiota. Ma tanto lei lo ha capito e fatto capire allo spettatore, da quattro occhiate che gli ha lanciato. 
Tanti saluti alla comunicabilità, all'ipotesi che possa esistere qualcun altro in grado di comprenderlo.
Le premesse del trailer, ottimo specchietto per le allodole, vengono tradite una ad una. In primis quella di valorizzare ogni essere umano. Viene sfruttato questo punto di partenza, il presupposto di cercare il dettaglio che rende speciale ciascuno, mentre le vite dei personaggi vengono appiattite tutte tranne quella di Anomalisa, valorizzata anch'essa fino a un certo punto.  Detto molto per le spicciole: alla fin fine sono solo parole: il protagonista non cerca realmente il dettaglio che valorizzi le persone, anzi fa esattamente il contrario. L'unica vita di cui realmente gli importi qualcosa è la propria; gli altri sono un contorno.
Anche le stesse riflessioni esistenzali sono egoistiche: Michael Stone si pone domande solo ed esclusivamente riguardo il suo dolore e finge di porsele nei contronti degli altri. Risulta erroneamente altruista con i propri consigli e manuali; è il primo a dare veramente poco e pretendere parecchio.
Il comportamento del protagonista è giustificato dalla Sindrome di Fregoli (lo stesso hotel in cui alloggia si chiama Fregoli), che è una rara malattia psichiatrica da cui è affetto.

I pazienti con la sindrome di Fregoli si convincono che le persone che li circondano siano sempre la stessa, che assume aspetti diversi per perseguitarli. " È un fenomeno molto raro, ma, a dispetto del nome, molto drammatico. Le persone colpite sono talmente immerse nel loro delirio da diventare talvolta aggressive", spiega Massimo Biondi, specialista in psichiatria all'Università di Roma La Sapienza.  
La sindrome di Fregoli non è l'unico disturbo psichiatrico che viene in mente guardando Anomalisa. Nella sindrome di Capgras, detta anche "delirio dei sosia", ci si immagina che le persone con cui interagiamo siano state sostituite da impostori. "Abbiamo avuto un paziente convinto di essere circondato da robot. Un'allucinazione durata una settimana, poi riconosciuta come tale", continua Biondi. In Anomalisa i volti di tutti i personaggi sono solcati da fessure, come fossero il risultato di pezzi di metallo incastrati. Durante una lunga sequenza onirica (qui commentata dai due registi) il viso del protagonista si stacca dalla testa, come un paraurti montato male.
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È resa bene la Sindrome, reso bene l'espediente della voce unica, dei sosia/robot, ma non è quello il punto.
Il punto è che una malattia, se si è persone realmente introspettive e/o oneste, non la si affronta sfruttando gli altri come se fossero cose, facendogli credere di essere importanti e poi gettandoli via. Un comportamento tale denota un'immaturità di fondo diversa.
Tale film è come affermare che, se si ha il disturbo psichiatrico adeguato, si è autorizzati a distruggere una famiglia (sarò un po' all'antica, ma anche se torna con la moglie, una notte in hotel con un'altra la famiglia la distrugge e poi come), i sentimenti e le vite altrui.
Posso comprendere che il protagonista si senta frustrato, deluso, distrutto e decisamente per niente appagato nel relazionarsi con il prossimo, ma quindi che facciamo: se un uomo è affetto da un disturbo omicida, lo mandiamo ad ammazzare la gente perché poverino è malato?
Nemmeno si può dire che Michael ne esca diverso: alla fine opta per la via certa, tanto il mondo è meccanico e indifferente, come se le persone non possedessero l'anima. L'unica cosa su cui fortunatamente è convenuto è di non fare cambiamenti epocali per non far danno.
Ad ogni modo credo che Kaufman sia riuscito nell'intento di lasciare sgomenti/sollevare polemiche. Su questo non c'è il minimo dubbio. 

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