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sabato 21 aprile 2018

Anche Avicii ci ha detto addio.

Non parlo spesso della morte di un artista, questo perché le azioni devono essere sentite, non si può scrivere di qualcosa solo per riempire una pagina... e la morte di Avicii ha fatto davvero male.
Non sono la cosiddetta fangirl occasionale che aspetta la dipartita del primo artista a caso per battersi il petto sui social. Però questa brucia troppo per tacere.
Il 2018 si era già rivelato un anno terribile perché il 15 gennaio si è preso Dolores, all'età di quarantasei anni... sono ben conscia del fatto che non tutti conosceranno Avicii perché era un produttore e dj molto recente, che si è fatto apprezzare maggiormente dai ragazzi più giovani, ma praticamente con poche canzoni si è fatto canticchiare da molte più persone.
Basterebbe nominare "Waiting for love", che l'anno scorso era sulla bocca di chiunque senza che chiunque  sapesse il nome del suo creatore. Ha conquistato tante persone che probabilmente nemmeno lo sanno.
Il suo addio mi mette più rabbia degli altri, non perché fosse poco noto ad alcuni, ma perché aveva solo ventotto anni. Ventotto. Non trenta, non quaranta, non cinquanta, non sessanta. Nemmeno settanta, ottanta o novanta.
Poteva essere vostro figlio, vostro nipote, un vostro amico. Forse per alcuni lo è stato e ogni situazione analoga riapre la ferita.
Ventotto è una cifra che fa sbiancare dal terrore, perché ci si sente piccoli come quando vengono a galla tutte le cose orribili che accadono alle persone che non sono nemmeno entrate negli "anta", come quando le ragazzine a soli quindici anni vengono uccise. Qualsiasi cosa sia accaduta, è sempre troppo presto. Ci fa percepire nettamente che l'essere umano non è niente, ci mette l'ansia di fare qualcosa nonostante si sia costretti nell'immobilità più totale. Ci fa pensare che non è importante essere giovani, perché tanto i giochi potrebbero chiudersi domani e basta e che non ha importanza se si è trovato il modo di arrivare a novant'anni. Non è detto che ai novanta ci arriveremo noi o le persone che amiamo. Questa morte fa incazzare come tante altre, perché fa pensare che è capitato a lui, ma poteva essere chiunque, se si può andar via così presto.
Quando la rabbia finisce, lascia in testa solo una domanda: è importante fare più che puoi, perché presto potrebbe calare il sipario, o è inutile impegnarsi in qualcosa, tanto terminerà tutto lo stesso?



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