Translate

giovedì 16 aprile 2015

Ano Hana vi entrerà nel cuore.


La bellissima Menma (Meiko Honma) girovaga imperterrita per casa di Jintan (Yadomi Jinta), che non sa più come liberarsene. Anche così è una scena piuttosto strana... ma ancora più insolito è che lui veda Menma, visto che la giovane è morta quando lei e tutti i suoi amici erano ancora bambini.
Così segue il ragazzo come fosse la sua ombra e, per trovare pace, si aspetta che lui e gli altri realizzino il suo desiderio. 
Ma il gruppo non si frequenta più ormai da anni: tutti hanno preso strade diverse e non è poi così facile rimetterli insieme come tessere di puzzle. Anche perché Jintan, da ex leader si è fatto scuro e ombroso, con poca capacità d'azione e tanti scheletri nell'armadio. 
Ma sarà il solo a non sentirsi completamente a posto?
È stato davvero così facile, per gli altri, dimenticare il passato e voltare pagina?


"Ascoltami bene, stress: adesso potresti anche lasciarmi in pace. 
Quando sono con te, le cose brutte, quelle più brutte mi tornano in mente.  

E mi fanno venire il nervoso."

Jintan si è chiuso in se stesso: non esce molto, ha smesso di andare a scuola. È rimasto indietro in tutto, si è lasciato vivere, impossibilitato a superare il dolore perché ne è assalito. Ha ancora incollato addosso il rimorso di aver in un certo senso preso in giro l'amica, senza esser riuscito a chiederle scusa.
Lei ha un modo di fare così dolce da sciogliere la neve con un sorriso. È energica, sensibile, attenta ai bisogni di coloro che ha a cuore e non le sfugge -quasi- nulla.
È emozione già dalle prime battute e da subito si rischia di piangere. Non si perde tempo con le frasi al vetriolo, che sgorgano in maniera immediata; ma si è ancora più coinvolti, quando dai primi due, la faccenda diventa collettiva.
Perché in realtà fanno tutti finta di andare avanti, ma restano anche loro ingabbiati in maniera diversa nel passato. Nessuno si è mai reso conto che è come se non fossero mai cresciuti.
Anaru (Anjō Naruko) ha ancora il suo ingombrante senso d'inferiorità; Yukiatsu (Matsuyuki Atsumu) deve svuotare il cuore dalla rabbia e sostituirla con un motivo per affrontare il domani; Tsuruko (Tsurumi Chiriko) usa la sua intelligenza come scusa per creare distanza e non uscire dal guscio; Poppo (Hisakawa Tetsudō) non ha più una direzione né un'idea ben precisa del domani.
Jintan resta in parole povere il più coraggioso, quello che per primo ha l'onestà di ammettere che la morte di Menma ha fatto tabula rasa nella sua vita: ha creato un ostacolo insormontabile oltre il quale non riesce più ad andare.
Ma ora che la ragazza gli è vicino, è costretto per forza di cose ad ascoltare ciò che l'allucinazione ha da dirgli, ed esaudire il suo desiderio.
Sperando innanzitutto che Menma si ricordi qual è, il suo desiderio...
È così che, tra un tentativo e l'altro di cercare questo desiderio, vecchie amicizie risorgono lentamente dalle ceneri, costringendo i diretti interessati ad esporre senza mezzi termini le loro enormi ferite, a guardarsi allo specchio e riconoscere davvero ciò che esso riflette.
Mi ha colpita profondamente il solco lasciato dal dolore. È come una grandine nera che ha preso di mira  determinati individui e gli resta addosso senza andarsene mai. I protagonisti sono così sporchi di questa pioggia, come gabbiani inghiottiti dal petrolio. Non riescono a risalire, a volare.
Per questa pesantezza di fondo, nemmeno Menma riesce a volare, a trovare pace.
La sua anima cerca a tutti i costi di ricucire gli squarci che morendo ha provocato agli amici e alla famiglia. Dimentica quasi di essere lei quella che ha bisogno di essere aiutata. Come dice anche sua madre, tende a scordare di essere morta, anche se dolorosamente le torna in mente ogni volta che vorrebbe comunicare, abbracciare qualcuno e l'unico che riesce a vederla e sentirla resta Jintan.
Anime emblematico, è stupendo in quanto ti conquista immediatamente e non ti lascia una via d'uscita, se non quella di non  perdere una sola puntata, fino a vedere come va a finire.
Pungente, sfiancante in quanto ci mostra la distruttività di una perdita e le sue conseguenze che si protaggono all'iinfinito. Perché non basta crescerci sopra, se in fondo al cuore non si è accettato né metabolizzato niente.
Stare bene non è dato da quanti anni ti prendi per distanziarti dal trauma. Se non lo guardi in faccia, quello resta lì a trangugiarti anima e cuore.
Appena ho sentito parlare di Ano Hana non ho perso un secondo e mi sono messa a seguirlo. E lo rifarei.
Premetto che adoro di mio gli anime tormentati, ma questo ha una marcia in più. Questo ti scava una nicchia dentro e ci si conficca come una scheggia. Non lo si può dimenticare.

Nessun commento:

Posta un commento