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lunedì 16 dicembre 2013

Di panico

Strappo la carta da parati e me la mangio a colazione,
in questa casa non c'è niente di mio.
Le mie mani sporche di sangue.
I sorrisi non hanno sapore,
ogni mano tesa puzza di morte.
Coltelli in pancia
urli di un eco che non risponde mai.
Ti strappi la pelle per non morire,
un'altra maschera perché il mostro fa schifo da vedere.
Mi aggrappo come un gatto a quel muro, faccio esplodere i divani.
Quelle pareti m'inghiottiranno, mi strappano via l'esistenza.
Piange di paura il mio silenzio,
si torce lo stomaco e non lo sente nessuno.
Quelle vene che pompano sangue
che neanche lui vuole andare.

Tu che annuisci e sorridi non stai ascoltando davvero
è troppo diversa la mia dimensione.
Quel corridoio infinito di pianto in cui affogo e non mi trova nessuno.


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