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venerdì 19 luglio 2013

D'Avenia e il professore.

A poco a poco tutti se ne andarono, con un giorno scolastico memorabile nel cuore. A distanza di anni non avrebbero ricordato più la quinta declinazione latina, la formula del nitrato di potassio, la data della battaglia di Waterloo e il nome degli autori della Scapigliatura, ma nella memoria sarebbe rimasto il dono che l'acqua aveva fatto loro: il primo libro dell'Odissea nel parco vicino alla scuola. Come tutti gli uomini avrebbero ripescato dal cuore ciò che era nato da libertà, dono e passione, e non da semplice conoscenza, che per la memoria non basta. Solo amore e dolore ricordano.
Questo è un meraviglioso passo tratto da "Cose che nessuno sa" che ho consumato con gli occhi, fino a sciogliermi e liberare dal cuore quella lacrimuccia tanto ben nascosta. Per un attimo ho anche smesso di leggerlo, perché cominciava a toccare nervi scoperti, a bruciare. Mi sentivo una cretina a piangere da sola con un libro in grembo, in una così bella giornata di luce. D'Avenia, con la scrittura ci sa fare e si vede che ha a che fare col mondo dell'insegnamento: nei suoi scritti compare spesso la figura dell'insegnante; non "supereroe" che si getta per salvarti mentre ti lanci da un palazzo, come Onizuka di GTO, ma presentato come un essere umano sensibile, particolare, capace di cogliere le sfaccettature nascoste della realtà ed aiutare i ragazzi a trovare la propria strada. L'epico professore che ama quello che fa, che ti aiuta a risolvere il lato esistenziale della vita.
Voi tutti commenterete <<Si, che bella favola!>> Tornando con la memoria alle angherie, ai brutti voti piombati dal cielo talvolta senza un effettivo "perché", alle urla d'incomprensione, all'ultima parola voluta dire per forza senza fermarsi a capire l'alunno. L'amaro in bocca, l'educazione che vi ha impedito al momento di replicare il  colpo che ha tagliato a fondo l'anima, ferendo. Le maledizioni implicite scagliate solo nella fantasia, nella vostra testa. Purtroppo sono esperienze che capitano e ognuno ha il proprio episodio da crisi di nervi.

Io però vorrei ringraziare l'autore, perché ha scavato fino a portare in superficie ricordi intrisi di dolore: perché ciò che è bello e ti accarezza l'anima, quando smette di esserci ha un retrogusto amaro...ma non per questo deve essere dimenticato; perché dimenticare qualcosa è come perderla davvero e tu, finché un ricordo lo conservi, non lo perdi mai. Anzi; il mondo intero dovrebbe sapere, che certe persone non sono un'utopia, pupazzetti usciti da un libro e inventati per tener su quel minimo di speranza: insegnanti così esistono davvero.
Io personalmente sono rimasta commossa, toccata da questo piccolo sipario di narrazione. Vi fornisco un piccolo sunto per chi non conoscesse la storia: la scuola viene allagata. Allora un professore prende la sua classe e di punto in bianco la porta a leggere l'Odissea al parco lì vicino, dando vita a una lezione che pochi di loro saranno in grado di dimenticare.
Io le persone importanti della mia vita non le cancellerò mai; sono infiniti i volti, le anime che devo ringraziare. A coloro che mi hanno insegnato qualcosa, che hanno contribuito a rendermi quella che sono e credo che sappiano benissimo che sto parlando di loro: Grazie.
Tuttavia, quest'episodio particolare, mi ha ricordato specialmente qualcuno a cui devo più di tutti il mio amore per la scrittura, che al tempo aveva visto in me molte più cose di quante io stessa ne avrei potute mai vedere; che forse era capace di scorgere così in là, da prevedere cosa sarei diventata in un futuro troppo lontano: il mio prof.: una persona fredda all'apparenza, ma dal cuore enorme, da cui credo o perlomeno spero, di aver imparato in primis la coerenza, l'impegno e a non tradire mai me stessa. D'Avenia, col suo racconto, ha strutto quella calotta di cuore resa dura dai troppi anni passati e ha liberato come farfalle i ricordi. Pilastri di un'esistenza in cui stare al mondo era ancora un castello troppo fragile; un'età, che avere gli anni di Margherita del libro significava già essere grandi. Sono ancora nitide in me alcune componenti delle sue lezioni all'aperto, di cui effettivamente non mi è rimasto il titolo del libro che stavamo leggendo; ma si è inciso a fuoco l'odore dell'erba, del vento che ci accarezzava la pelle. Indelebile è la complicità docente-alunno creata da tali circostanze, in cui ti senti realmente felice e predisposto ad imparare qualcosa e approfondirlo perché sembra che ti serva davvero. E' rimasta l'immagine di un grande uomo che amava la cultura, il suo lavoro e i ragazzi a cui insegnava. Una persona che, nella vita di una ragazzina, incontrarla o meno fa davvero la differenza con ciò che lei sarà un giorno. Se non lo avessi conosciuto, sinceramente non so se avrei avuto la stessa curiosità, lo stesso amore per la lettura, la stessa voglia di scrivere, la fame di parole.
Volevo solo farlo sapere al mondo, che per tanti che svolgono una semplice mansione senza sentirla a pieno nell'anima, ci sarà sempre qualcuno che a distanza di troppi anni non dimenticherete mai.
Avrei voluto poter ringraziare il mio prof. Da sempre avrei dovuto dirglielo: anche se, come aveva già capito quando ero a malapena una bambina, mi sarebbe rimasto più facile scriverglielo. E spero che da qualche parte sia fiero di me, anche se ancora sono solo una ragazza con la testa piena di sogni.
Auguro a chiunque sia alunno, d'incontrare persone competenti non solo nella propria disciplina, ma anche in umanità; che riescano a tirar fuori da loro ciò che saranno davvero.

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