Translate

giovedì 5 ottobre 2017

Recensione: La gemella sbagliata, di Ann Morgan

Voto: ***

Le voci che ho in testa stanno litigando tra loro per decidere se questo libro è da rissa o da nobel.
Inevitabile è affermare che mi ha fatta piuttosto alterare, perché ho divorato pagine e pagine con una sola domanda nel cervello e la risposta istiga alla carneficina.

La trama in maniera molto scarna: due bimbe, gemelle, decidono per gioco di scambiarsi. Helen è sempre stata in una condizione di privilegio rispetto ad Ellie che veniva disprezzata da tutti per via dei suoi problemi; al momento dello scambio, quest'ultima si rifiuta di tornare nei suoi panni e si appropria della vita della sorella.
Un gioco che sembrava così innocuo genererà problemi grossi come montagne e danni fisici e morali irreparabili.

Lo stile è costantemente in bilico tra delirio e realtà, ma anche l'espressione del caos ha un certo ordine. Il ritmo resta cadenzato qualsiasi cosa accada, come pioggia che a poco a poco scivola giù. Anche ciò che viene presentato come folle, a mio avviso ha un incasellamento ben preciso. Non è un libro caotico, puoi respirare le scene e seguirne il filo nonostante la narrazione rimbalzi costantemente tra presente e passato.
La famiglia Sallis è reduce da un suicidio. Le due bimbe restano orfane di padre e vengono "seguite" dalla madre, colpita da un'opprimente depressione. Lo scambio avviene in seguito al dramma e, nonostante le bambine siano completamente diverse (Helen sicura di sé, forte e autoritaria, mentre Ellie si mostra parecchio fragile, manipolabile e presenta qualche problema mentale) la mamma riesce a confonderle... diciamo per sempre. Ella intanto presenta loro un nuovo papà e il tempo seguita a scorrere, con Ellie che riesce ad acquisire un'autostima e a prevalere su Helen, la cui situazione la porta ad ammalarsi mentalmente e a perdere la rotta per il dolore. Tuttavia la sofferenza non è vana, perché incanala la giovane verso una strada artistica. Riesce ad essere incisiva da lesionare il cuore.
"Inizi disegnando una scena natalizia: una famiglia seduta in salotto a guardare la televisione, con un grande albero di Natale nell'angolo. La particolarità della scena è che a una prima occhiata sembra tutto normale, soltanto osservando con più attenzione ci si accorge che le cose non sono come sembrano. Per esempio, la madre ha l'aids. Non puoi mostrarlo esplicitamente nel disegno, ma puoi raffigurarla con le guance scavate e gli occhi infossati, i segni lasciati dalla siringa sulle braccia lunghe e magre. Il regalo appena scartato davanti a lei è un ago, e nella scodella non c'è il cibo, ma vomito. Il bambino piccolo è pieno di lividi: il padre lo picchia quando non c'è nessuno che li possa vedere. Quanto alla ragazzina adolescente, be', non serve una laurea per capire, dai suoi vestiti strappati e l'espressione stravolta, cosa le faccia il padre.
Drappeggi le ragnatele come decorazioni natalizie perché l'abete, realizzi mentre continui a disegnare, è lì tutto l'anno.
Nessuno ha voglia di metterlo via e rifarlo. Ciò che a un primo sguardo sembra un avvenimento speciale è una sorta di tortura. L'allegria dell'albero è come risucchiata, sostituita da noia e vergogna, un'altra cosa che la ragazza deve nascondere ai suoi compagni di scuola. In realtà, se si osserva attentamente, ci si accorge che nel mondo, fuori dalla stanza, è giugno. Il sole splende anche se l'orologio sul videoregistratore indica le 21.30. È il giorno più lungo dell'anno."
I demoni non mollano la presa così facilmente e tutto ciò che ha vissuto sarà incisivo per sempre nei passi successivi che andrà a compiere.
Le parti introspettive riguardanti Smudge (non mi dilungherò in spiegazioni) sono ben costruite e toccanti. Le voci che la tormentano arrivano ad essere talvolta anche divertenti e coerenti con gli interrogativi martellanti che tornano nei momenti peggiori. Smudge ha una sua forza distruttiva con la quale affronta le lotte e si ricostruisce a modo suo. Nonostante i continui impedimenti trova sempre un modo ed ammiro la caratterizzazione di tal personaggio, che ha dietro un bel lavoro.
Ellie seppur molto artefatta ha una sua linearità, anche umanità se vogliamo (magari senza allargarci troppo). Non si rivela il personaggio peggiore.
Il padre. Suscita particolare attrattiva la sua figura, il modo in cui ci viene presentato dagli occhi delle figlie. Egli è speciale, fuori dall'ordinario, come un folletto. Una creatura fragile che questo mondo non poteva ospitare realmente, come un personaggio dei cartoni animati. Emerge palesemente, senza nemmeno averlo conosciuto, quanto fosse un uomo speciale  e quanto soffrisse a vivere in un mondo  poco colorato. Nemmeno la sua arte lo tirava su. 
Ma la mamma... vi dico solo che se questa persona avesse avuto un briciolo di -cervello/ umanità/ decenza/ intelligenza?- sarebbe stato come se Aemon Targaryen avesse accettato il Trono di Spade invece di mandarci il fratello matto: non ci sarebbe stato alcun libro. Ci deve pur essere qualcuno che non ne fa una giusta pur di mandare avanti la storia, ma questa donna è fantascientifica: le uniche parole che riesce a pronunciare sono divieti, insulti e, quando finalmente trova un modo per dimostrare la propria utilità è comunque inutile/ tardi. Onestamente non credo che i suoi comportamenti fossero guidati da una semplice depressione per la perdita del marito; in lei emerge un tratto fortemente grottesco e darwiniano, ciò mi porta a pensare che sia indubbiamente il personaggio più malato dell'intera famiglia. Non è nemmeno lontanamente comparabile a un personaggio cattivo serio: si trascina un nonsense di fondo che il lettore fatica ad afferrare e comprendere... o quantomeno giustificare.
C'è un'unica domanda che ti martella per tutta la storia, la cui risposta è raccapricciante.
Una lettura in cui l'introspettività prende il sopravvento sul thriller, adatta a chi ama il sapore nostalgico dei ricordi e dei rimpianti.
Strano e meraviglioso rivedere i pezzi del passato così, come in un film. Strano e meraviglioso provare di nuovo le emozioni cancellate da anni di blocchi per appunti, luci al neon e stanze con la moquette alle pareti. Le aveva dimenticate.
«Eravamo felici» disse sorpresa, fissando sua sorella. «Prima che tutto iniziasse, eravamo felici.»


1 commento:

  1. Ciao, grazie mille ^^
    Sono passata, ti sto seguendo ;)
    Complimenti, anche il tuo blog è molto bello. Se hai una pagina Facebook lasciala qui sotto nei commenti, perché io seguo molto da lì, se ti va di visitare la mia ti lascio il link:
    https://www.facebook.com/FedeForSana/

    RispondiElimina