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venerdì 30 giugno 2017

Recensione: In un milione di piccoli pezzi, di James Frey

Voto: ****

Aspettatevi che una parte di voi vada in frantumi con questo libro. 
Il linguaggio di Frey è stringato, selvaggio, sovversivo anche in quanto a punteggiatura, dal momento in cui i dialoghi non hanno virgolette di sorta, cadono a pioggia come un flusso di coscienza e tuttavia non lo sono. Fanno parte della narrazione, s'impastano con essa. Non c'è bisogno di fronzoli in una storia scarna, essenziale in cui il mondo e gli avvenimenti sono resi in modo crudo disilluso e spietato, di uno spietato che fa bene all'anima. 
Il punto di forza di "In un milione di piccoli pezzi" è che non si può restare indifferenti, ci si amalgama con la sofferenza, con il dolore di morire dentro; un lato negativo è costituito da una certa ridondanza delle giornate che penalizza il fattore "avventura" e può farlo sembrare statico. È un romanzo puramente introspettivo, scritto con l'anima per persone realmente sensibili in cerca di emozioni stravolgenti e forti. 
Il protagonista è lo stesso James Frey all'età di ventitre anni con le sue dipendenze, fragilità, delusioni e ferite. Egli narra del suo periodo in una clinica di riabilitazione nel Minnesota; è finito lì dopo essersi ritrovato a bordo di un aereo senza sapere come ci fosse arrivato, in seguito all'abuso di svariate sostanze. Le droghe e l'alcool gli hanno distrutto la vita al punto tale, che se continua per la sua strada non arriverà ai ventiquattro anni.  
Significa sì?
Significa penso di sì.
Perché?
La mia vita è un Inferno, è un Inferno da troppo tempo. Se continuo così, muoio. Non sono sicuro di voler essere già morto. 

È dura. È terribilmente dura all'inizio, quando James, abituato a bere bottiglie di liquore ogni giorno e a fumare crack è costretto a restare pulito. È orribile perché non riesce a resistere a tutto quel dolore, orribile perché non riesce nemmeno a sollevare lo sguardo sullo specchio per guardarsi negli occhi. 
È una pugnalata leggere che i primi giorni lui si sveglia vomitando sangue e bile e che anche prima questo gesto rappresentasse la sua normalità ormai da tanto tempo. Come se il disfacimento fosse al limite e non potesse arrestarsi. Queste scene di vomito sangue e bile vengono descritte con perizia e particolare attenzione. Non tralascia nessun dettaglio e lo fa in modo netto, violento, che lascia un solco profondo nel lettore. 
È costretto ad affrontare prove disumane e tutto questo resta scritto, rosso su bianco. Come le operazioni ai denti rigorosamente senza anestesia alle quali egli si sottopone con coraggio e dalle quali esce sfiancato, senza capire o veder nulla per quanto annebbiato. A tal propposito, questa è una delle parti meno cruente:

Comincio a sentirmi male di stomaco. Sono attraversato da ondate di nausea. Mi viene freddo. Chiudo gli occhi e li apro e li chiudo un'altra volta. Lo faccio velocemente, lo faccio lentamente. Mi metto a tremare e fisso il sedile davanti a me e quello si muove. Comincia a parlarmi e allora guardo da un'altra parte e vedo luci azzurre e argento che ballano dappertutto. Chiudo gli occhi e le luci mi ballano dentro il cervello. Sento il sangue che arranca lento nel cuore e penso che sto per svenire e così mi afferro la faccia con una delle mani e mi strizzo la faccia. Fa male, ma voglio che faccia male perché rende reale questo incubo e mi impedisce di impazzire. Il dolore è immenso, ma ne ho bisogno perché mi impedisce di impazzire.

Nulla viene risparmiato; il protagonista è psicologicamente ferito e sono particolarmente disturbanti anche le parti in cui si  fa del male per compensare il caos mentale che lo assale insieme alla rabbia. Quella rabbia sterminata che lo colpisce da quando ha memoria e lo costringe a distruggersi totalmente per stare meglio.
Non riesce nemmeno a guardare in faccia i ricordi perché è tutto sfumato tranne lei: la ragazza dagli occhi di artico; il suo vecchio amore perso per colpa della Furia, delle dipendenze, del dolore che le ha inflitto. 
Lui pensa ancora ad occhi di artico, ma poi arriva Lilly e l'amore per lei spazza via il dolore, la delusione, la sensazione di essere solo un reietto, un rifiuto.
Descritta così sembra una bella favola destinata ad andare sempre meglio: il recupero, gli amici, l'amore, ma non è proprio così. Questo libro suda sangue, dolore e disperazione fino all'ultima pagina e fino alla fine  riservatevi il diritto di piangere. Frey ricalca la sua vita e si sa, la vita in quanto a crudeltà a volte supera qualsiasi fantasia. 
Vorrei scappare o morire o cadere in pezzi. Vorrei essere cieco e sordo e senza il cuore. Vorrei infilarmi in un buco e non uscire più. Vorrei cancellare la mia esistenza. Cancellarla via da tutti i cazzo di registri documenti archivi. Prendo fiato. 

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