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mercoledì 9 novembre 2016

L'amore è come una partita a tennis


La mia amica Martina, nonché il mio -credo- angelo custode visto il caso umano che sono, se n'è andata il 5 Agosto 2015.
Vi ho già parlato di lei (se non ricordate, leggete QUI), chi mi segue un minimo la conosce già.
Una delle ultime cose che mi scrisse in chat e che mi sono ritrovata a rileggere più volte, è che l'amicizia vera è come una partita a tennis. Botta e risposta. Un rimbalzo ciascuno e si va a finire lontano. 
Un rimbalzo a testa e si costruisce insieme, senza farsi del male.

È così che credo debba essere anche l'amore.
Sono anni che m'interrogo sul significato di tale parola, anche perché non è facile definire oggettivamente un termine così soggettivo.
Nei miei pochi libri ho sempre presentato un amore strano, freddo, capace di succhiare la vita senza restituire nulla. Qualcosa di così totalizzante, che in un certo senso ti fa smettere di esistere. Ma non è così che funziona. Provo il bisogno di specificarlo, dal momento che il mio post più seguito è quello sull'anoressia; tra i miei lettori è quasi una prassi la tendenza a farsi male in ogni senso. Il mio consiglio, col senno di poi, dopo forse troppi errori e pianti è: salvatevi.
Gli amori malati funzionano solo nei film. È poetico restare senza fiato, senza cuore, nudi e fragili a soffrire... ma si finisce semplicemente per perdere se stessi. Si finisce cancellati.
I vampiri che ti succhiano l'anima e il corpo, non esistono e negli amori totalizzanti non stai veramente amando. Se non puoi amare senza condurre una vita da normalissimo essere umano, l'altro non ti sta amando davvero: sei solo una pedina di cui lui/lei dispone a suo piacimento. E non è nemmeno il male peggiore... il peggio è che degli oggetti ci si stufa, si cerca continuamente il modello nuovo, per quanto possa essere di valore l'attuale.
Chi vi tratta come un oggetto non ha la più pallida idea di cosa significhi amare, e seguita a cambiare modello fino allo sfinimento, senza trovare mai una strada nella vita. Amare una persona è amarla per intero, senza limitazioni. Amarla per come ride, per come piange, per come si addormenta ad orari impensabili. Amarla perché non sempre fa o dice la cosa giusta, ma non sempre fa o dice quella sbagliata. Amarla perché si dimentica ciò che le racconti, per la sua ingenuità, perché non sempre saprà sorridere ma nei momenti bui non avrà paura del tuo aiuto e tu non avrai paura di chiederle aiuto.  
Amarla perché quello che è, con tutto ciò che comporta, vi ha scavato un solco nell'anima. Un solco irripetibile.
Amate non per rendere perfetto, ma per perdervi in quella fantastica imperfezione.
Fermatevi solo quando qualcuno vi amerà così. Perché quel qualcuno ci sarà, quando cadrete dal piedistallo e smetterete di essere perfetti.
Quando vi sentirete un oggetto rotto, rimpiazzabile con un altro da utilizzare allo stesso modo, dovrete chiedervi se questo amore vi fa sentire speciali, se è davvero equo nelle risposte, come una partita di tennis.
Amare davvero implica prendersi cura dell'altro, ma implica che ci si può lasciar cadere nei momenti di fragilità e svegliarsi vivi, perché nessuno si è approfittato della vostra debolezza.
E vi auguro di provarlo sempre, l'amore che non uccide.





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