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martedì 7 maggio 2013

Stanno tutti bene.

"Se la ami veramente, come lei ama te, dille quello che vuole sentirsi dire! Dille che stiamo tutti bene!"



"Diceva che se non fosse stato per suo padre, lui non sarebbe mai diventato un artista. Ha detto che avrebbe finito per dipingere i muri e che i cani ci fanno la pipì sopra." 



"Everybody's fine" è una pellicola del 2009 che ricalca quella del 1990 targata Tornatore "Stanno tutti bene". E' una storia delicata, capace di affrontare in modo toccante il tema dei sogni, delle aspettative dei genitori che spesso e volentieri, nonostante i sacrifici, rischiano di venir deluse. Frank, un uomo che per tutta la vita ha lavorato in un'industria che crea le coperture in pvc per i cavi telefonici, alla morte della moglie decide d'intraprendere un viaggio per cercare i figli sparsi per l'America e vedere come se la passano con la vita. L'impresa, in realtà tutto fuorché semplice, porterà a galla verità nascoste e scomode da affrontare. Stanno realmente tutti bene?!
Il film ovviamente vi consiglio di vederlo, perché analizza ad ampio spettro le dinamiche del rapporto genitore/figlio e ci costringe anche a buttare uno sguardo sul presente, a valutare il vero senso della vita.

Cosa vuol dire realmente stare bene?! Il mondo c'impone canoni sempre più serrati da rispettare, una serie di step da raggiungere verso la perfezione, che dovrebbe coincidere con la felicità. Ma raggiungere la vetta, ci rende davvero felici?! La vita è diventata una fatica continua, in cui ogni fase dev'essere perfettamente incasellata, etichettata e non si è mai arrivati, mai soddisfatti di sé stessi. E' come cercare di prendere fiato tra le spire di un serpente; siamo intrappolati in una società dove chi non sa essere un leader, o perlomeno produttivo, non serve, non ha ragione di essere e non ha uno spiraglio di felicità. Solo che in questa fame, questa voglia di arrivare o di riuscire perlomeno a far arrivare i nostri figli a tagliare un qualche traguardo, forse perdiamo di vista proprio il passo più importante: essere felici. Forse non diamo mai il giusto peso alla bellezza di un abbraccio, alla morbidezza di una carezza fatta col cuore, al rossore che ci sbatte in faccia  il  tramonto ogni sera, alle prime sillabe di un bambino e al suo sorriso nello scandire "mamma" e "papà". Lasciamo ogni singolo istante scorrere sbiadito, non lo assaporiamo mai, non ne sentiamo mai davvero il calore. Non memorizziamo gli affetti, lasciamo che svaniscano anche quelli. Ci adoperiamo così a lungo e incessantemente per il successo, bagno di fumo e facciamo sempre troppo poco per tenere in vita un amore, un'amicizia. Come se le persone fossero destinate a non incontrarsi mai davvero, a vivere e morire sole, ad essere ingranaggi di un ciclo produttivo buttati via appena salta via un dente.
Non riconosciamo più i piccoli miracoli che passo dopo passo raccogliamo lungo la strada.
Il sole ogni mattina ci ricorda che nonostante i sogni infranti, le mete inarrivabili, le prospettive che magari non realizzeremo mai, siamo vivi e possiamo agire. Possiamo assaporare ogni singolo giorno il senso della vita, che non è poi così lontano come vogliamo pensare.
Forse non siamo mai felici davvero in tutta la nostra esistenza e non permettiamo nemmeno alle generazioni successive di esserlo, perché invece di gustarla, sentirne il sapore,  siamo troppo occupati ad affannarci per arrivare, senza nemmeno sapere dove.

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