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domenica 20 marzo 2016

Recensione: Il Piccolo Principe, di Antoine De Saint Exupéry

L'impatto del libro dipende sempre dal periodo di vita in cui lo leggi. Ho avuto anni e anni per conoscere questa storia... e mi ci sono avvicinata proprio nel momento in cui una mia amica non c'è più. Diventa molto difficile tenere alla larga il personale, quando una storia ci dice qualcosa di noi. Quando uno scritto tocca nervi scoperti e rende anche difficile esporsi e raccontarli agli altri.
Anche per questo amo Il Piccolo Principe... perché mi è veramente difficile narrare delle sue vicende come se non stessi alludendo a me e confesso che un'opera del genere mi si è marchiata dentro. 
La penna di Antoine ha il fascino irresistibile e infantile della semplicità. È tutto così piccolo eppure enormemente grande da perdere completamente l'orientamento. Parla dei piccoli, parla dei grandi, parla della nostalgia più terribile con frasi pulite e scarne, prive di festoni e inutili abbellimenti.
Ciascuna di esse è una punta di spillo fina e fastidiosa e ti spinge in maniera persistente verso una spietata e lucida analisi di coscienza. È mai possibile essere grandi conservando la propria magia?
Ma partiamo dalle fondamenta. 
Antoine racconta di essere atterrato nel deserto con l'aereoplano da aggiustare e di aver avuto il piacere di conoscere proprio lì in quel posto sperduto, un principino dai capelli biondi.
L'autore ci mostra i viaggi del Piccolo Principe, su pianeti  lontani dal suo, abitati da adulti disumani, interessati solo ai numeri e a quanto di più futile sia mai esistito sulla faccia della Terra. Gli adulti che sono tanto grandi, ma non sono capaci di misurare la vera grandezza.
Così come l'uomo d'affari che conta le stelle per possederle senza tuttavia occuparsene davvero, l'ubriaco che beve per la vergogna di bere, ci vengono snocciolate davanti agli occhi incertezze, ipocrisie e debolezze di una società che poggia le fondamenta sulle contraddizioni.
L'autore ci sconvolge aprendo la sua anima di bambino in maniera autentica e commentando i fatti con sfacciataggine implicita. Sempre come farebbe un piccolo. Proprio questo giocare un po' a fare l'adulto e un po' a fare l'infante, rende pungente il libro con tutti i suoi insegnamenti. Tutto sembra buttato così, per dire, in maniera casuale... ma non lo è affatto. Mai.

Questo asteroide è stato visto una sola volta al telescopio da un astronomo turco. Aveva fatto allora una grande dimostrazione della sua scoperta a un Congresso Internazionale d'Astronomia. Ma in costume com'era, nessuno lo aveva preso sul serio. I grandi sono fatti così. (...)
L'astronomo rifece la sua dimostrazione nel 1920, con un abito molto elegante. E questa volta tutto il mondo fu con lui.

Ci sono un miliardo di motivi per amare Il Piccolo Principe, ma io sono rimasta colpita e affondata per via della rosa. Sapete, Antoine fa amicizia con il ragazzino e lui viene da un asteroide lontano, dove curava un fiore molto speciale per lui. Ogni tanto, confidandosi con lo scrittore, narra delle loro conversazioni e presenta questo suo rapporto conflittuale ma autentico. Il principe ama questa rosa e la cita molto spesso anche negli esempi che fa riguardo al prendersi cura di qualcuno.
Si tratta di un fiore molto anomalo a livello caratteriale. Complesso, sfaccettato, orgoglioso al punto da fingere che con le sue poche spine sia davvero in grado di tener testa ai pericoli. Non è facile prendersi cura di un tale soggetto... eppure il nostro principe, dopo l'incontro con la volpe e con altre rose -che per lui finiscono per sfigurare in confronto, pur essendo identiche- giunge alla conclusione di amarla e di non poter stare così lontani, lei su un pianeta e lui sulla Terra.

Qualche volta il Piccolo Principe avrebbe voluto dimenticarla, ma in quel momento si rammentava di essere tutto per la rosa e se ne occupava di nuovo. Era a causa della sua bellezza che alla rosa tanto era dovuto e anche perché il Piccolo Principe ne era responsabile. Era questo che la rendeva così importante.

È difficile seguire, ascoltare gli aspetti più semplici dell'esistenza umana e non darli per scontati. Lo scrittore urla alle orecchie sorde e sussurra a quelle più innocenti dei bambini, che hanno la chiave. Loro capiscono davvero, infatti Antoine non si dilunga a perdere tempo con i grandi. Si percepisce uno scoraggiamento di fondo verso il mondo adulto, che forse ha perso la sua purezza...ma forse può anche recuperarla in qualche modo.
Rimpicciolendo?
Tornando a una semplicità primordiale, scarna e di poche parole come questo scrittore deluso dal genere umano?
Chi lo sa.
Probabilmente il rimedio migliore alla malattia dell'essere adulti, è ritrovarsi a mangiare marshmallow e bere latte al cioccolato. Così, per dimenticare il dolore, la solitudine, le delusioni, l'essere cresciuti troppo per arrivare alla felicità.
Vorrei potervi dire che questo libro vi fornisce la soluzione. Vorrei davvero affermare che riuscirà a restituirvi un pizzico di gioia, ma lo scopo principare è prendere il lettore, scuoterlo dalle fondamenta e indurlo a pensare.
Non perdete ciò che vi dà veramente goia. Non sprecate momenti preziosi, buttando tempo con cose da niente. Date il giusto valore agli affetti e alle situazioni, sempre... perché la vita non fornisce infinite possibilità per correggere il tiro.

«Dove sono gli uomini?» riprese dopo un po' il piccolo principe. «Si è un po' soli nel deserto...» «Si è soli anche con gli uomini», disse il serpente.
La poesia, la nostalgia e l'affetto che trasudano dalle pagine, sono intensi e inquantificabili. L'onestà della storia e i suoi dialoghi vi faranno sentire esposti, nudi. Non siete voi a leggere il libro, ma è il libro che vi legge e fa suonare corde in voi che avevate dimenticato di possedere. Vi riporta indietro malinconicamente a ciò che avete perso, ma v'insegna ad amare e proteggere con tutti voi stessi, ciò che dipende da voi.
Oguno ha la sua rosa di cui prendersi cura... sta a ciascuno far in modo che le pecore -poi capirete- e i pericoli le stiano lontane.

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