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mercoledì 27 giugno 2018

Colazione da Tiffany, Audrey Hepburn e l'innovazione

Tutto avrei mai pensato, meno che i film anni '60 potessero essere così innovativi.
Io e il mio ragazzo, sotto la spinta di un saggio guru, abbiamo deciso di recuperare le nostre lacune culturali riguardo quei titoli che di solito non si guardano perché l'audio sembra uscire da una galleria e cose del genere.
Confesso che con "Colazione da Tiffany" mi aspettavo di trovare una storia in cui lei fa un po' la difficile, ma poi dopo due moine di lui gli cade tra le braccia ora e per sempre, per non parlare della nidiata di bambini che sarebbe venuta poi. Invece questa protagonista è una fuggiasca perenne, è molto avanti rispetto a ciò che mi aspettavo riguardo la posizione della donna nella società. Brucia i tempi e ci porta l'immagine di una ragazza che fa scelte, spesso discutibili, ma è padrona di se stessa.
Siamo ancora lontani dalla donna manager, perché comunque cerca l'emancipazione tramite un marito ricco, però il suo comportamento selvaggio e indomabile lancia dei segnali forti: lei non vuole essere di nessuno, il che per gli anni in cui la pellicola è uscita, è già un'idea rivoluzionaria, una scintilla capace di accendere tanti fuochi.
L'interpretazione è brillante e atipica:  Audrey Hepburn ci mostra una giovane fragile, strana che tuttavia non ha intenzione di cambiare per piacere alle persone, anzi ci riesce con naturalezza e senza alcun problema. È piena di uomini che desiderano più di una semplice chiacchiera con lei e talvolta la costringono a scappare, finché non s'imbatte in un magnetico scrittore. L'attrazione scatta da subito, ma Lei è sempre lontana, concentrata su un altro uomo-obiettivo, irraggiungibile ed è difficile giungere al nucleo della sua vera personalità. Egli è attratto dall'ignoto, da ciò che è sfuggevole e tra loro s'instaura una forza di gravità indissolubile in cui spesso si ritrovano al punto di partenza dopo aver tanto esplorato.
Lui le gira intorno, si finge vago e interessato ad altro, ma si avvicina inconsapevolmente sempre più al fuoco. È particolarmente testardo sia quando non vuole sceglierla che quando la sceglie, è il suo perfetto completamento perché tende a portarla con i piedi per terra.
Fantascientifica è la scena in cui finalmente si entra da Tiffany e il povero commesso fa di tutto per non chiedere alla sorveglianza di portare via i due e cerca di comportarsi in maniera posata/tollerante/civile con loro che pongono richieste sempre più sconclusionate. Ho provato vagamente a immaginare cosa sarebbe successo al giorno d'oggi, non solo in quella manciata di minuti: ancor più assurdo è quando si cimentano nel furto di due maschere dopo aver letteralmente toccato tutto un negozio. Indubbiamente ragazzate di altri tempi, che nel nostro non troverebbero spazio (per fortuna).
Il carattere innovativo e frizzante di "Colazione da Tiffany" ha percorso i tempi per restare attuale, infatti ha lasciato il segno anche nelle generazioni successive.
Ed io sono finalmente lieta di aver colmato la mia lacuna.

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