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giovedì 17 gennaio 2019

"It Follows" e il suo grande fallimento.


Qualcuno di voi si sente solo?! Dopo questo film avrete un amico fantastico in grado di essere sempre con voi, non importa quanto lontano andrete! 
Partiamo con l'ironia, che qui c'è da piangere....

La nostra alta, bellissima e biondissima protagonista contrae con un rapporto sessuale una malattia strana: una sottospecie di demone stalker che t'insegue per ucciderti.
Lo strambo ragazzo che le ha regalato la maledizione, le spiega che deve trasmetterla allo stesso modo e che per nessun motivo al mondo deve farsi toccare dal mostro.

Ora, se c'è qualcosa che non sopporto di un horror, è il fatto che si regga tutto sulla stupidità del personaggio principale: il film si risolverebbe in cinque minuti, ma perche non allungarlo facendo azioni senza alcun senso?
E qui non si fa altro che tergiversare la soluzione più logica.
La giovane si ritrova ad essere seguita da una losca figura che ogni volta cambia aspetto.
I jump scare non sono molti ma li ho trovati ben piazzati, colpiscono bene lo spettatore, la trama tuttavia resta decisamente vuota e più che paura abbiamo l'ansia...che si freddi la pizza che stiamo mangiando nel frattempo. Per il genere è anche troppo pulito in termini di sangue. Non ci sono scene realmente spaventose, molta della paura deriva esclusivamente da quello che pensiamo accadrà, ma figuratevi se poi accade. Non è che uno cerchi lo splatter, ma siamo a un livello poco più serio di uno "Scary Movie", che comunque riesce nel suo intento, ovvero far ridere. "It follows" fa davvero paura? Mi spaventa più che esista un secondo capitolo, ma non so se lo vedrò.


Parte spoiler
Io non pretendo affatto che la protagonista sia una donna libertina e senza freni inibitori, ma in un contesto dove stai rischiando di morire da un momento all'altro, non subentra neanche per un istante l'istinto di sopravvivenza e allora entri in un locale e ti viene in mente di passare il demone a uno sconosciuto? 
Va bene, facciamo che la biondina sia piena di principi, com'è che poi dopo tre quarti di film si sveglia all'improvviso e offre le sue grazie a entrambi i suoi cari amici, ammazzandone uno e l'altro chi lo sa? Una persona con i principi dovrebbe avere in mente che poi farà fuori coloro  che realmente ama...ma lei no, in fin dei conti non sembra  che gliene importi molto. Lei aveva la soluzione davanti agli occhi per tutto il tempo, perché i due giovani non vedevano l'ora di buscarsi questa cosa... e lei che fa? Ruba macchine con cui si schianta e cambia casa venti volte. 
In più il demone dev'essere veramente educato, perché durante la permanenza in ospedale della ragazza, sembra attendere in sala d'attesa di essere passato al prossimo. 
Mica gli piace vincere facile, è uno che ama le sfide. Altrimenti avrebbe corso invece di camminare. 
Ancor più perplessa ci sono rimasta con l'avvicinarsi del finale. A un certo punto sembrava una puntata di "1000 modi per morire" con lei dentro la piscina, contornata da una decina di apparecchi elettrici con cui poteva finire fulminata e stranamente nemmeno succede. Mah.
Questo era il grande piano per risolvere la questione?
Ovviamente l'amico che resta in vita e ancor meno furbo di lei, perché ha l'intuizione giusta fermandosi lungo una certa strada con la macchina, ma poi non combina niente perché gli piace di più giocare ad acchiapparella.
Raramente sono così amareggiata da un film.

martedì 15 gennaio 2019

"Van Gogh. Sulla soglia dell'eternità" e anche oltre.



Molti biopic sono intimi in quanto narrano la vita di una persona, ma raramente lo sono così tanto. 
Questo è un film sublime, ma non è per tutti con le sue atmosfere lente e deliranti e non è nemmeno un semplice racconto. Assomiglia a una danza degli spiriti, dove i fantasmi volteggiano, si accarezzano, si abbracciano per poi allontanarsi di nuovo e poi divenire tempesta.
È un tripudio di colori violenti gettati su una tela in maniera spasmodica e istintiva, senza pensare e nel contempo la storia di un uomo che ogni volta in cui si perde e si allontana dagli altri, trova un pezzo di se stesso ma nel contempo non ha più il concetto di realtà. 
Non ci troviamo in una storia ma in una tela sfregiata: non ci poteva essere miglior tributo alla vita di un artista rifiutato, disprezzato, attaccato dalla gente comune che non poteva arrivare a capire il suo genio. 
Gli eventi si snocciolano lenti, cadenzati, come foglie che si abbandonano al suolo, accompagnate da una musica morbida ma insidiosa e invadente, con un volume troppo alto per permettere di vedere questo film lucidamente. Con note così alte e violente da stordire, ferire, uccidere colui che guarda e improvvisamente non guarda più soltanto, perché è trascinato ad essere testimone di quanto accaduto. Testimone del male perpetrato su di un individuo solo, dalla personalità instabile, considerato pazzo ma non è mai stato lui quello realmente pericoloso. È la gente cosiddetta "normale" a farci spaventosamente paura per freddezza e scarsa umanità, è l'ordinario che dilania un'anima eletta fino a farla appassire.
Willem Dafoe ha dato tutto se stesso, fino a smettere di esserlo. Non percepiamo mai un attore che recita la parte di un pittore tormentato, anzi si è fatto egli stesso dolore e tormento, si è vestito di un'angoscia lacerante fino a farsi pervadere. Lui è stato Van Gogh dal primo all'ultimo secondo del film e gliene sono profondamente grata. Egli per primo si è innamorato della natura fino a perdersi in essa e ci ha immersi in ambienti freddi, privi di calore umano, con una luce gelida e violenta filtrata dalle fronde giallissime degli alberi, scossi dal vento crudele come mani che bussano a porte perennemente chiuse dall'egoismo. Nulla mi toglierà dalla testa quegli occhi azzurrissimi e spiritati, inghiottiti dalla pazzia eppure completamente lucidi. È stato emozionante anche solo fissare i primi piani dell'attore in silenzio, come se fosse capace di leggere i segreti del mondo, come se potesse raccontarli a tutti. 
Il nostro eroe è di un altro pianeta e la sua vita non è un elenco di azioni svolte: è sudore, dolore, pennellate di sangue che poco prima di cadere si fanno gialle di luce. Quella luce tanto rincorsa e mai trovata con occhi che vedono oltre, visione enfatizzata da una sfocatura dell'inquadratura dalla forma di un'ipotetica linea di orizzonte. La prorompente ricorrenza del giallo che tanto lo appassionava, è stata causa del suo male perché la tinta veniva fabbricata con il piombo e noi riscontriamo questa tinta ovunque: nei quadri, nella natura, sulle pareti della casa in cui l'artista era solito dipingere. 


Scegliere la tinta preferita sbagliata conduce alla follia e lo capiamo dal momento in cui notiamo la profonda differenza con il disinvolto e sfacciato personaggio di Gauguin, con la passione per il caldo e suadente rosso, che si pone sì come un uomo rivoluzionario, ma decisamente più bilanciato. Interpretato da Oscar Isaac come un enigmatico anticonformista tendente al perfezionismo, non arriva mai a farsi conoscere davvero, perché giunge a noi con una certa lontananza emotiva. Lo scopriamo secondo lo sguardo di Van Gogh, completamente ipnotizzato dalla sua figura ma che lo percepisce continuamente distante, come una fugace apparizione. Come un lampo destinato poi ad essere divorato nuovamente dal buio della solitudine e della notte. Gauguin è pretenzioso, molto critico e non esita mai a mettere in discussione il suo amico fino all'ultimo. Lui stesso si pone come una pennellata nervosa nella vita dell'altro, come se con la perfezione volesse risolvere il proprio caos interiore.
Decisamente più decifrabile e fonte di stabilità per il protagonista, è il fratello Theo (Rupert Friend) che da sempre decide di sostenerlo in qualsiasi modo, non prestando il benché minimo ascolto a tutto ciò che la gente gli racconta, o meglio ascolta ma sempre cercando una soluzione a ciascun problema.
Altro intervento memorabile è quello di Mads Mikkelsen nei panni di un uomo di fede molto particolare, che avrà una discussione interessante con Van Gogh riguardo Dio e il suo grande piano.
"Van Gogh. Sulla soglia dell'eternità" si rivela completamente aderente all'anima dell'uomo/ pazzo / genio /artista e ci mette in guardia sul non vedere solo la sfaccettatura più comoda per noi, perché la sua personalità è unica e inscindibile. Fornisce anche una rivelazione molto importante: nemmeno un pazzo giunge ad essere dannoso quanto l'ignoranza e la mediocrità.

martedì 8 gennaio 2019

"Ralph Spacca Internet" e spacca cinema!


Dopo l'avventura del primo capitolo, il secondo ha deciso per il salto di qualità: si va direttamente sul web! Il divertente Ralph e la scapestrata e ribelle Vanellope sono alla ricerca di un pezzo di ricambio per "Sugar Rush". Risate assicurate ma non solo: la lezione da imparare da questa storia è estremamente importante e non va assolutamente dimenticata.
Il film è spassoso, profondo, e pieno di colpi di scena nonché di riferimenti alla cultura nerd e da questo punto di vista ricalca "Ready Player One"...ma quest'ultimo non ha le principesse Disney! 


Ci sono molti passaggi che spezzeranno il ritmo della storia e il loro è perfetto per sdrammatizzare.  Le principesse, tirate a lucido per l'occasione, avranno una parte veramente spassosa e tutta da gustare e ci faranno sorridere, portando ciascuno indietro alla propria infanzia, rafforzando l'elemento nostalgico. La pellicola alterna sapientemente i momenti malinconici con quelli atti ad alleggerire la situazione, creando un connubio perfetto.
In definitiva questo Ralph spacca e non solo. Noi siamo veramente contenti di aver assistito a un film d'animazione così bello. Se volete saperne di più seguite il canale Nerdflics perché presto, ma molto presto, uscirà la recensione!

lunedì 7 gennaio 2019

Bird Box e l'isola del realismo che non c'è. (NO SPOILER)



Questo film suscita violenza, ma non perché istighi al suicidio, visto che il tema è trattato in maniera così splatter e rapida da non creare empatia nemmeno in uno dei miei cani. Anche perché nessuno comprende il motivo di queste morti così buttate a caso, dubito che qualcuno nella vita reale segua l'esempio.
Il problema è che finito il film ti viene da prendere a calci chi ha scritto certe parti della storia, urlandogli a un centimetro dalla faccia come abbia fatto a pensare che certe dinamiche fossero credibili. Il problema è grande e non si può nemmeno definire soggettivo. È evidente un po' come una trave enorme che sbarra l'accesso a un ponte: dite che si vede?

Trama in breve: una donna cerca di salvare i suoi bambini da un misterioso virus che colpisce gli occhi e porta al suicidio, attraversando insieme a loro un fiume, con una piccola imbarcazione di legno.
Di cosa o chi dobbiamo realmente aver paura?

Il tema del suicidio è trattato in maniera molto ridondante e suscita curiosità. Il clima è quello di un'apocalisse zombie ma poi ci rendiamo conto che nessuno morde e mangia altre persone: l'isteria è causata semplicemente da gente che pone fine alla propria vita, dopo che gli è cambiato lo sguardo. Tuttavia l'atmosfera iniziale rimanda vagamente a prodotti come "The Walking Dead", solo che poi non c'è alcuno zombie, il che è contraddittorio.
Scherzi a parte, originale è il proposito del film e anche la morale che ne scaturisce sul finale. C'è un messaggio di fondo che non è stato mai presentato in questa maniera e renderebbe la pellicola molto bella, se non fosse che per arrivarci ci siano state delle colossali forzature al livello della trama, che la rendono totalmente inverosimile.
Il lato positivo oltre al messaggio, è che riesce a mantenere alto il livello di attenzione e tensione per tutto il tempo: non ci sono momenti in cui qualcuno esclama: "Che noia", perché abbiamo paura, siamo preoccupati, vogliamo capire a tutti i costi.
Ci sono gli elementi per definirlo un buon film? Secondo me non proprio. Non sono pignola ai limiti dell'impossibile, ma per credere che una narrazione del genere regga, ci vuole una lobotomia. Poi c'è un altro problema ancora ma ne parleremo nella parte spoiler, appena sotto l'immagine. Se non avete visto il film, vi prego di fermarvi adesso e buona giornata anche a voi!


COMINCIANO GLI SPOILER


No aspetta, ricapitoliamo: una donna incinta rimane vittima di un incidente in cui la macchina si ribalta, rimanendo sottosopra (ci manca l'esplosione e la protagonista che esce correndo dalle fiamme) e sguscia via dall'auto con passo felino e soprattutto come se non le fosse successo niente? Nemmeno cinque minuti dopo cerca di arrivare alla casa dove verrà protetta. Attraversando la strada, la gente non fa altro che urtarle il pancione e a momenti calpestarla, ma il bambino non riporta alcun danno. Aspettiamo un momento: ci sono donne che hanno aborti spontanei per cause molto meno gravi o che perdono la gravidanza cadendo dalla sedia o scivolando sulle scale, e lei esce da un auto ribaltata in tutta tranquillità, con gente che la riempie di spintoni e gomitate e la butta a terra, ma tutto bene? È inutile che appena tratta in salvo si tenga il pancione come a dire "che fatica". Questa tipa è praticamente Chuck Norris e noi lo capiamo dai primi istanti. Poi ovviamente c'è anche l'altra donna incinta, una persona a cui non avresti dato dieci minuti di vita in una situazione del genere, ma arriva addirittura a partorire. Andiamo avanti.
Mamma e bambini attraversano le rapide di un fiume senza ferite ma non solo: c'è una scatola con degli uccellini all'interno e questa scatola imbarca acqua, viene sballottata a destra e sinistra e fatto sta che questi animali non si sa come sono sopravvissuti.
Leo è rimasto così perplesso per la faccenda, che alla fine gli ho risposto che gli animali in computer grafica sono più resistenti, però a questo punto giudicate voi se è normale.
Molto coreografico liberare questi volatili nella scuola per non vedenti, però a quel punto non fai attraversare le rapide ai protagonisti con una scatola di cartone. Per mantenere la credibilità a volte c'è da rinunciare a qualcosa, questo film ha voluto tutto e ne ha pagato il prezzo.
Devo ammettere che poi c'è quella questione del rancore personale: io dopo aver seguito la storia per due ore, voglio capire cosa le persone vedono e perché si suicidano. Vedono Dio? Il Paradiso ed è tutto così bello che ci vogliono arrivare? Parrebbe di no, perché poi il pazzo all'interno della casa ha disegnato una sfilza di demoni, neanche ci fosse un'infestazione. Che siano demoni che si nutrono di vita e creano allucinazioni? Questo doveva spiegarcelo qualcuno, non inventarmelo io.
L'idea di partenza però è molto originale e va premiata, senza esagerare. E vi prego, non fate le challenge bendati, che poi vi suicidate davvero accidentalmente.