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sabato 13 ottobre 2018

"Non sono un uomo facile"... e se comandassero le donne?



Proprio la volta in cui pensavo di annoiarmi, è uscita fuori dal cappello a cilindro una storia davvero geniale. "Non sono un uomo facile" narra le avventure di Damien, incallito maschilista, uomo che ama definirsi "predatore" e riesce a ottenere tutte le donne che vuole sforzandosi ben poco.
Sul lavoro viene addirittura premiato per la creazione di un app che permetta di fare una stima dei vari rapporti avuti nel corso dell'anno, confrontarli con l'anno precedente e catalogare in un certo senso le ragazze possedute.
 Egli a un certo punto però sbatte la testa e si ritrova in un mondo totalmente in rosa, dove le donne hanno il comando e gli uomini vengono perlopiù sfruttati o comunque mercificati.
Lo capiamo senza equivoci fin dall'inizio, in cui al protagonista sparisce il suo vecchio guardaroba e si ritrova a indossare dei pantaloni sbarazzini con la scritta "hot" sul didietro, per uscire di casa. Egli finisce subito per scontrarsi con una società gestita interamente dal gentil sesso che qui è tutto fuorché gentile, anzi si appropria in maniera prepotente della stessa immagine di virilità e la sbandiera ai quattro venti. Appena egli mette piede fuori è pieno di ragazze che suonano il clacson in segno di maleducato apprezzamento, o che fischiano. Alcune prendono tranquillamente l'iniziativa per portarlo a cena o a bere un drink, ma egli comincia davvero a capire l'antifona quando sul lavoro invece di essere ritenuto geniale, viene accantonato e sminuito perché non ha "il senso dell'umorismo giusto" e per averlo potrebbe sempre fare qualche "favore" al capo sotto la scrivania. 


Credo sia stata molto importante la scelta degli attori principali: Vincent Elbaz presenta un fisico slanciato e sottile, si pone in maniera sfacciata ma raffinata nel contempo. Non è il classico pompato da palestra, presenta infatti degli elementi di corporatura e caratteriali che possono scivolare in maniera versatile dal maschile al femminile, senza distorcerne eccessivamente la personalità. Il modo in cui egli si accosta all'empatia e all'emotività non lo snatura affatto nella sua identità. Lo si percepisce più fragile ma non cambiano comunque i suoi atteggiamenti, pertanto egli dà sfoggio di un'ottima capacità recitativa; Marie-Sophie Ferdane nella parte di Alexandra, che entrerà in campo più tardi, è perfetta per la propria androginia. Non si pettina, pratica pugilato, va in giro vestita da uomo, guida sfacciatamente auto costose e fa tutto questo con la naturalezza di una che è nata proprio così. Non lascia mai percepire cenni di timidezza o di difficoltà, ha la capacità di restare distante e impassibile, come farebbe un individuo anaffettivo.
Il modo in cui i due interagiranno farà in modo molto presto che Damien venga etichettato come maschilista e deriso, ma cosa s'intende per maschilismo in questa società?
C'è chi afferma che il film nel rappresentare un mondo al femminile si perda un po', perché ok la mercificazione del corpo maschile, ma agli uomini dovevano essere davvero fatte indossare le gonne invece di un abbigliamento atto a svestirli nei punti giusti? Oppure ancora, gli hobby femminili non potevano essere diversi dal solito connubio sport e motori?
Questo mondo avrebbe potuto essere reso in un'altra maniera? Sì, ma ritengo che il messaggio di sfruttamento e ridicolizzazione non sarebbe stato così incisivo. Un ragazzo costretto a depilarsi e indossare le gonne non avrebbe lasciato sgomenti come se lo stesso avesse avuto un vestiario maschile ma più esasperato; qui si attua un vero e proprio snaturamento della mascolinità e doveva arrivare come un pugno in faccia, cosa che non ci sarebbe stata se l'hobby delle donne fosse inquadrato come "debole" tipo lo shopping. A parer mio ci volevano proprio degli espedienti per cui gli uomini si sentissero derubati di qualcosa per loro importante ed è questo che alimenta lo sgomento e la rabbia di Damien: il fatto che la sua vita la stiano vivendo le donne e viceversa. Il ribaltamento dei ruoli anche dal punto di vista caratteriale non poteva che essere totale, perché se la donna ha dovuto dirigere e lottare fino a quel momento, era ovvio che le capacità empatiche ed emotive venissero delegate al genere maschile, costretto ai lavori più umili e subordinati ma capace di tessere meglio un dialogo. I maschi qui inoltre hanno gli stessi svantaggi fisici del gentil sesso, come l'essere più deboli e meno resistenti all'alcool, il che li rende più esposti anche a vari tipi di molestie.
Questo film grida incessantemente, grida a squarciagola finché qualcuno non ascolti: è davvero necessario ribaltare completamente i ruoli per comprendere che la donna si sente sottostimata, umiliata, sfruttata fisicamente e sentimentalmente? Non si può raggiungere la parità, ovvero un mondo migliore e più civile?

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